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OGM: decidono i singoli Stati, ridono le multinazionali

Il Parlamento Ue scarica sugli Stati membri la responsabilità di vietare gli OGM. Uno studio tedesco smorza gli entusiasmi: “Il TTIP vanificherà ogni decisione”

OGM decidono i singoli Stati ridono le multinazionali-

 

(Rinnovabili.it) –  Il Parlamento europeo ha dato ieri mano libera agli Stati membri riguardo alle decisioni in materia di OGM. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dell’UE potranno scegliere di limitare o vietare completamente la coltivazione di organismi geneticamente modificati all’interno dei loro confini. L’accordo è stato approvato da 480 parlamentari contro 159 (58 gli astenuti).

Concordata informalmente dal Parlamento e dal Consiglio Ue nel mese di dicembre, la proposta era stata presentata già nel 2010, ma ha subito una fase di stallo lunga quattro anni a causa della schermaglia politica fra Stati pro e anti OGM. Alla fine, vista la difficoltà di raggiungere un accordo condiviso, l’Ue ha optato per la soluzione più semplice: ognuno per la sua strada.

 

L’entrata in vigore della nuova direttiva è prevista per marzo-aprile 2015. Con la sua applicazione, il divieto di coltivazione degli OGM, anche se autorizzati dall’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare), può essere istituito a livello statale per ragioni socioeconomiche, di uso dei suoli, pianificazione territoriale, contaminazione transgenica di altre coltivazioni, politica agricola e politica ambientale.

«Sì Europarlamento a direttiva per libertà Stati su coltivazione Ogm. Grande risultato Italia, risposta a chi parla di semestre improduttivo», ha scritto su Twitter il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.

Sulla stessa linea il ministero delle Politiche agricole, retto da Maurizio Martina: «È un successo della Presidenza italiana – fa sapere in una nota – Un risultato che non era scontato e sul quale si lavorava da più di 4 anni».

 

OGM decidono i singoli Stati ridono le multinazionali_

 

A febbraio, in Italia scadrà il bando provvisorio agli OGM, e il governo potrebbe riconfermarlo accogliendo alcuni emendamenti presentati nel milleproroghe.

La richiesta di estensione del divieto arriva anche da Greenpeace, che parla di «norma lacunosa», e da Legambiente.

«E’ un importante passo avanti rispetto alla situazione attuale e alla pozione del Consiglio adottata lo scorso giugno – dichiara il presidente del ‘cigno verde’, Vittorio Cogliati Dezza – Intanto, però, per salvaguardare l’agricoltura italiana va subito prorogato il decreto di divieto di coltivazione degli OGM attualmente in vigore nel nostro Paese e appena la nuova direttiva entrerà in vigore bisognerà attivare subito la procedura di recepimento nazionale».

 

Gli Stati Membri, prima di introdurre il divieto di coltivazione, dovranno comunicare il relativo provvedimento alla Commissione europea ed attendere 75 giorni per il parere, ma durante questo periodo di attesa gli agricoltori non potranno comunque procedere alla semina dei prodotti interessati dall’ipotesi di divieto.

Il mais MON810 è attualmente l’unica coltura GM coltivata nell’UE. La varietà di patata GM “Amflora” è stata vietata dal Tribunale dell’Unione europea nel 2013, dopo un iniziale via libera della Commissione.

 

OGM decidono i singoli Stati ridono le multinazionali

 

Vittoria di Pirro

Il coro di giubilo è rotto da poche – ma significative – voci dubbiose. Vandana Shiva mette in guardia l’Italia e l’Europa, perché «nella cornice di una grande decisione di libertà espressa dal Parlamento Ue, sono stati inseriti dei regali per le multinazionali del biotech che rischiano di rappresentare una mina per l’intero impianto».

Sulla stessa linea una valutazione stilata dal Partito verde del Bundestag, che vede i divieti nazionali per gli OGM minacciati dagli accordi di libero scambio che l’Unione ha firmato con il Canada (CETA) e sta discutendo con gli Stati Uniti (TTIP).

Si teme che lasciare mano libera ai singoli Stati, rinunciando a un divieto europeo per le colture biotech, renderà la coltivazione di piante GM più facile, non più complicata (lo dimostra il caso inglese).

 

 

Intitolato “Libero scambio – la porta di ingresso per l’ingegneria genetica agraria”, lo studio è un’analisi delle possibili conseguenze del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) in base al testo del già vigente CETA (Comprehensive Trade and Economic Agreement), il cui impianto è sostanzialmente analogo. Il rapporto conclude che, con il TTIP in vigore, «le norme dell’Ue per la protezione di una agricoltura libera da OGM, come le misure contro la contaminazione, saranno indebolite nel medio termine». Si prevedono anche cambiamenti nella procedura di approvazione, che nel Vecchio continente dovrebbe basarsi sul principio di precauzione. In un’ottica di semplificazione delle normative per facilitare lo scambio di merci, infatti, sarebbe molto più comodo – per le multinazionali – adottare gli standard americani (pesticidi compresi, spiega uno studio), dove l’onere della prova ricade sulle istituzioni pubbliche e non sui produttori. Inoltre, da noi il processo di analisi e approvazione sono rigidamente separati: il primo step è di competenza tecnica (se ne occupa l’EFSA), mentre il secondo spetta alla politica. Negli USA, invece, è solo l’authority a decidere su entrambi i passaggi. Gli Stati Uniti sono il maggior produttore di OGM nel mondo.