(Rinnovabili.it) – Sarà un autunno caldissimo per l’Europa sul tema degli OGM. La commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha infatti bocciato la controversa proposta di un nuovo regolamento sulle importazioni di alimenti e mangimi transgenici che permetterebbe agli Stati membri di vietarne l’uso sul proprio territorio. Il parere contrario dell’AGRI Committee è passato con 28 voti a favore, 8 contrari e 5 astenuti e ora il testo attende l’esame della commissione Ambiente (ENVI Committee), titolare del dossier. Si attende un suo pronunciamento il 12-13 ottobre per portare finalmente il testo in plenaria il 26-29 ottobre.
Il “no” alla proposta della Commissione europea era arrivato anche durante l’ultimo Consiglio dei ministri dell’agricoltura europei (Italia compresa). Temono una distorsione del mercato unico, il ripristino dei controlli alle frontiere e ricadute economiche sui mangimi per animali. Gli eurodeputati, infatti non vogliono che vengano banditi gli OGM dall’alimentazione animale, perché gli allevatori europei sono fortemente dipendenti dall’importazione di proteine OGM.
L’Europarlamento fila dunque a tutta birra verso lo scontro con la Commissione, come conferma lo stesso relatore del provvedimento, l’italiano Giovanni La Via (Pd/S&D): «L’orientamento dei gruppi è quello di respingere la proposta. Un mercato interno a macchia di leopardo sarebbe un mercato interno in cui non avremmo l’industria mangimistica in alcuni Paesi, perché senza proteine vegetali, oggi quasi esclusivamente OGM, non avremmo un’industria mangimistica».
Per una volta, deputati di sinistra e di destra si trovano d’accordo – al di là delle larghe intese – su un tema controverso e dibattuto. Le ragioni dei verdi sono differenti da quelle di socialdemocratici e popolari, e si fondano sul timore che la facoltà di bloccare gli OGM a livello nazionale (opt-out) sia una pia illusione. Il leader storico dei Verdi, José Bové, contesta Bruxelles «perché dimentica cinicamente che le merci circolano liberamente da un Paese all’altro e che più nulla sarebbe controllabile».
La normativa proposta, infatti, non è chiara: il divieto di OGM nei prodotti alimentari sarebbe solo sul loro utilizzo, non sulle importazioni. A causa delle regole del mercato unico, che prevedono la libera circolazione delle merci in tutta l’Unione, ingredienti geneticamente modificati o alimenti a base di OGM non possono essere bloccati a livello nazionale. Inoltre, le misure di opt-out dovrebbero basarsi su valutazioni diverse da quelle già prodotte dall’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Paradossalmente, uno Stato membro che decidesse di porre il veto, non saprebbe poi come farlo rispettare, dovendo muoversi in una cornice normativa ambigua e porosa. Gli europarlamentari chiedono di formularne una nuova e migliore, ma il rappresentante della Commissione Europea, Ladislav Mik, già a luglio aveva tagliato corto: «Il nostro commissario [Vytenis Andriukaitis] ha già dato una risposta molto chiara: non abbiamo alcun piano B. Se la proposta sarà respinta, ci fermeremo al contesto attuale». Esso prevede l’autorizzazione automatica se il Parlamento non raggiunge una maggioranza qualificata su un tema. Un fatto che si verifica ormai da anni.