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Oceano Antartico: sempre più caldo, acido e povero d’ossigeno

Un gruppo di ricercatori ha valutato il cambiamento delle acque antartiche confrontando le misurazioni navali effettuate dal 1990 al 2004 con le quelle registrate da una flotta di robot galleggianti dal 2012 al 2019.

scioglimento dei ghiacci
By Jason Auch – originally posted to Flickr as IMG_0369, CC BY 2.0, Link

Lo scioglimento delle calotte e i venti antartici giocano un ruolo fondamentale nel cambiamento della chimica dell’oceano Antartico

(Rinnovabili.it) – Lo scioglimento della calotte glaciali, l’acqua dolce che conseguentemente si riversa in mare e l’aumento dei venti caldi stanno progressivamente riducendo la quantità di ossigeno nell’Oceano Antartico, rendendolo al contempo più acido e più caldo. A dimostrarlo sarebbe una nuova ricerca condotta da un team di geoscienziati dell’Università dell’Arizona.

Confrontando le misurazioni effettuate dal 1990 al 2004a bordo delle navi con quelle ottenute dal 2012 al 2019 attraverso robot sottomarini, i ricercatori hanno scoperto infatti come e perché le acque dell’Oceano Antartico sono cambiate: in particolare, la perdita di ossigeno ed il riscaldamento misurato intorno alla costa antartica risulterebbero essere molto più grave di quanto previsto dai precedenti modelli climatici. Ciò significa che le previsioni finora rilasciate in fatto di riscaldamento e capacità dell’Oceano di assorbire CO2 potrebbero in realtà dimostrarsi errate e troppo “ottimiste”. 

 

 

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È la prima volta che riusciamo a riprodurre ed a comprendere i cambiamenti nell’Oceano Antartico attraverso un modello di sistema terrestre”, ha detto Joellen Russell, professore di geoscienze e co-autore dello studio, per il quale il team ha utilizzato il modello ESM2M della National Oceanic and Atmospher Administration. “In precedenza – ha spiegato Russell – abbiamo sottovalutato l’influenza che acqua dolce e soprattutto vento avrebbero avuto sull’aggravarsi del fenomeno: quando al modello aggiungiamo questi due elementi, possiamo riprodurre direttamente e fedelmente ciò che è accaduto negli ultimi 30 anni”.

 

Il risultato è stato raggiunto grazie in particolare all’utilizzo di particolari robot galleggianti dotati di sensori, attraverso le cui misurazioni i ricercatori hanno potuto indagare con maggior precisione la chimica marina, scoprendo così che alla “ricetta” dei vecchi modelli manca un ingrediente “indispensabile”, cioè, appunto, il vento antartico. 

Le misurazioni effettuate a bordo delle navi nelle acque intorno all’Antartide sono per forza di cose limitate dalla difficile situazione ambientale e climatica, nonché in particolare dall’estensione del ghiaccio marino, che in inverno rende impossibile effettuare rilevamenti “nearshore”. Potendo lavorare sotto il ghiaccio e, quindi, raccogliere dati anche durante il periodo invernale, i robot galleggianti che SOCCOM ha iniziato a distribuire nel 2014 hanno risolto il problema: ”Sono una rivoluzione nel modo in cui possiamo persino immaginare di guardare l’evoluzione del ghiaccio e dell’oceano. Prima di allora – ha aggiunto Russell – non avevamo mai visto la chimica invernale sotto il ghiaccio.”

I risultati, in ogni caso, mostrano la sempre peggiore condizione dell’Oceano Antartico, più caldo, più acido e più povero di ossigeno. Ciò, hanno detto i ricercatori, influenzerà negativamente la sua capacità di assorbire CO2 e, quindi, il suo ruolo mitigante nei cambiamenti climatici.  

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