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Obama prova a tagliare le emissioni del fracking

Il presidente americano ha un piano per abbattere le emissioni di metano. Ma l’industria del fracking preme sui repubblicani per farlo fallire

Methane burn

 

(Rinnovabili.it) – Barack Obama sta per svelare il piano per ridurre le emissioni di metano dell’industria petrolifera e del fracking, che in America è in forte espansione da una decina d’anni. Il tentativo è, oltre a quello di cementare la sua immagine di difensore del clima nel biennio che gli resta alla guida della Casa Bianca, quello di mettere un limite a una pratica che sta inquinando massivamente l’aria statunitense. Secondo l’EPA (Environmental Protection Agency), questo gas è responsabile del 9% delle emissioni totali.

Si tratta della prima pressione di Obama sul settore petrolifero e del gas: in precedenza si era occupato di tagliare le emissioni delle centrali elettriche a carbone e, durante il suo primo mandato, del settore trasportistico.

 

La nuova legislazione sul metano è l’ultima grande occasione per il presidente americano di combattere il cambiamento climatico. L’EPA ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CH4 fino al 45% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2012.

Ma non è chiaro se le nuove norme si applicano anche agli impianti di petrolio e gas esistenti, oltre alle future fonti di inquinamento da carbonio. Se così non fosse, si tratterebbe di un pacchetto normativo debole e poco efficace nella lotta al cambiamento climatico. La maggior parte di queste emissioni di gas serra, infatti, proviene da perdite delle coperture (sommarie e difettose) dei pozzi di fracking, ma anche dall’obsolescenza di oleodotti e infrastrutture.

Il metano è il più grande colpevole del riscaldamento globale dopo l’anidride carbonica. Se le sue emissioni si analizzano su un orizzonte temporale di 20 anni, risulta essere 87 volte più potente come gas serra.

 

Obama dovrà aggredire questo settore dell’inquinamento se intende mantenere la sua promessa di tagliare del 17% (rispetto ai livelli del 2005) le emissioni di gas climalteranti degli Stati Uniti entro il 2020, così come se vuole raggiungere i target del 26%-28% entro il 2025 che ha sbandierato con l’accordo USA-Cina.

Ma il tempo stringe. Eventuali nuove norme EPA dovrebbero entrare in vigore entro la fine del 2016, e i repubblicani, oggi maggioritari al Congresso, si stanno già mobilitando per opporsi, spinti dalle pressioni delle lobby del petrolio e del fracking.