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L’ultima mossa di Obama: 500 mln al Fondo verde per il clima

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(Rinnovabili.it) – Cinquecento milioni di dollari versati nelle casse del Green Climate Fund (GCF) o Fondo Verde per il clima. L’ultima mossa ambientalista dell’amministrazione Obama punta diritto al meccanismo, creato dall’Onu nella cornice delle COP sui cambiamenti climatici, per aiutare i paesi in via di sviluppo nell’adozione di misure e programmi di adattamento e mitigazione. L’annuncio è stato dato ieri dal Dipartimento di Stato, sottolineando il sostegno continuo dell’amministrazione uscente e questa e dalle amministrazioni precedenti per i programmi climatici attraverso fondi multilaterali.

 

Ma è un momento critico per il Consiglio che amministra il GCF. Il Fondo ha il compito di consegnare un ‘cambiamento di paradigma’ nel finanziamento verde ma ha iniziato a elargire i primi contributi – circa 170 milioni di dollari – solo nel 2015, poche settimane prime della Cop21 di Parigi. Ossia ben cinque anni dopo la sua istituzione. Il ritardo nell’azione è dipeso quasi esclusivamente dalla ritrosia delle economie avanzate ad aprire il portafoglio, come invece promesso sotto i riflettori dei vertici climatici. Nelle intenzioni, il Fondo dovrebbe raccogliere 100 miliardi di dollari entro il 2020, ma all’attivo si è raggiunta una cifra di poco superiore ai 10 miliardi, fatta più di parole che di contanti.

 

Oggi, poco meno di un quarto degli iniziali 10 miliardi di dollari è stato sbloccato, con gli Stati Uniti che hanno consegnato in tutto un miliardo dei tre promessi. E c’è anche chi, come il senatore repubblicano John Barrasso, non ha apprezzato l’impegno del governo sostenendo che il Congresso non abbia autorizzato alcun finanziamento per il GCF e definendo le risorse impegnate “un insulto ai contribuenti americani”.

Ma non sono solo i soldi al centro delle critiche. Una delle preoccupazioni ricorrenti è la mancanza di progetti “di qualità” o più precisamente in grado di avere un ruolo determinante nella lotta alle emissioni.

Di conseguenza, la folle corsa all’erogazione di 2,5 miliardi di dollari entro la fine del 2016 (obiettivo che il consiglio ha deciso all’ultimo di abbandonare) ha portato a sostenere alcuni progetti non perfettamente in linea con i target climatici, come le grandi centrali idroelettriche.

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