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Nuove dighe in Amazzonia allagheranno 15 mila indigeni

Nuove dighe in Amazzonia allagheranno 15 mila indigeni

 

(Rinnovabili.it) – Le nostre grandi opere sembrano un’inezia davanti al mega progetto di 40 dighe in Amazzonia che rischia di allagare villaggi e vaste aree di foresta abitati da migliaia di persone. La denuncia è contenuta nell’ultimo rapporto di Greenpeace, dal titolo “Amazzonia Sbarrata”.

Il maxi progetto idroelettrico dovrebbe invadere il fiume Tapajós, un affluente del Rio delle Amazzoni lungo 800 chilometri, rimasto finora libero dalle dighe. Sulle sue sponde si sono sviluppate comunità indigene che contano, complessivamente, circa 14.500 individui. Nella foresta circostante, inoltre, vivono una quantità di specie animali e vegetali. La diga di São Luiz do Tapajós, la più grande fra quelle progettate sul fiume, sarà alta 53 metri, lunga 7,6 chilometri e avrà una capacità installata di 8 mila megawatt, spiega l’associazione.

Ci lavora un consorzio di aziende che, oltre ai colossi brasiliani, vede la partecipazione di imprese europee come EDF ed Engie. Enel, presente in un primo momento, si è ritirata dal progetto.

 

Nuove dighe in Amazzonia allagheranno 15 mila indigeni 3Greenpeace denuncia «l’impatto che tutto questo avrà sull’ambiente, inclusi i cambiamenti climatici. Questi megaprogetti, che implicano l’allagamento di estese aree forestali e il conseguente degrado di ingenti quantità di sostanza organica, provocano il rilascio di metano, un gas serra molto più potente della CO2. Inoltre, proprio a causa dei cambiamenti climatici, è previsto che la portata dei fiumi della regione amazzonica subirà drastiche riduzioni, mettendo a rischio il raggiungimento della capacità produttiva sperata».

Senza contare l’inondazione di villaggi e territori sacri per gli indigeni Munduruku e all’evacuazione delle popolazioni locali: «L’importanza di questo territorio per i Munduruku è stata confermata da un recente rapporto dell’agenzia brasiliana responsabile per le questioni indigene – spiega Greenpeace in una nota – In seguito a ciò, l’Istituto Brasiliano delle Risorse Naturali Rinnovabili e Ambientali ha temporaneamente bloccato il progetto. Purtroppo, il Tapajos non può considerarsi ancora al sicuro visto che lo stesso iter ha portato prima alla sospensione e poi all’esecuzione della devastante diga di Belo Monte, sempre in Amazzonia: un disastro ambientale e umanitario di dimensioni impressionanti dietro il quale si celano corruzione e tangenti adesso oggetto di processi in Brasile».

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