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La Nuova Zelanda mette al bando le nuove esplorazioni petrolifere

La premier Jacinda Ardern annuncia lo stop a tutte le nuove attività di trivellazioni nelle acque neozelandesi. Greenpeace: "Un momento storico per il clima"

Esplorazioni petrolifere

 

Stop a tutte le nuove esplorazioni petrolifere offshore

(Rinnovabili.it) – Il governo della Nuova Zelanda non concederà nuovi permessi alle esplorazioni petrolifere offshore. Lo ha annunciato in questi giorni la giovanissima premier Jacinda Ardern che da quando è salita al governo – nell’autunno 2017 – ha decisamente cambiato marcia al Paese. Il primo ministro neozelandese ha promesso fin dalla sua corsa elettorale di voler fare del clima la principale priorità del proprio mandato. E una delle prime mosse della sua legislatura è stata quella d’approvare un obiettivo di produzione elettrica al 100 per cento rinnovabile entro il 2035. Con l’impegno a lungo termine di rendere la nazione a zero emissioni entro il 2050.

 

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Oggi la Arden rilancia con un divieto diretto al settore fossile, che è stato accolto dai gruppi ambientalisti e dai conservatori come una “vittoria storica” nella battaglia contro il cambiamento climatico. “L’annuncio di oggi è significativo anche a livello internazionale”, spiega Russel Norman, direttore esecutivo di Greenpeace New Zealand. “Mettendo fine alle nuove esplorazioni nel settore del petrolio e del gas, la quarta più grande zona economica esclusiva del pianeta è fuori dal nuovo sfruttamento di combustibili fossili. La Nuova Zelanda ha resistito a una delle industrie più potenti del mondo”.  Era stata proprio Greenpeace, con una petizione firmata da 50mila persone, a chiedere nei giorni passati alla premier Arden la fine delle trivellazioni in mare.

 

Ben inteso, non si tratta di un taglio netto delle esplorazioni petrolifere: la messa al bando si applicherà solamente ai nuovi permessi offshore e non inciderà sui 22 già approvati (e che coprono un’area di 100.000 km quadrati), alcuni dei quali potranno godere di licenze decennali prima di veder esaurire i propri diritti. Ad oggi il comparto fossile contribuisce con circa 1,8 miliardi di dollari al PIL del Paese, una cifra pari all’1,4 per centocirca dell’economia nazionale. Ma va anche detto che l’interesse per le esplorazioni petrolifere in Nuova Zelanda è diminuito negli ultimi anni a causa del ribasso nei prezzi globali del greggio: nel 2017 è stato rilasciato un solo permesso nelle acque nazionali, rispetto ai 10 del 2014.

 

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