(Rinnovabili.it) – Ieri centinaia di persone in tutta la Nuova Zelanda hanno sepolto la testa sotto la sabbia per inviare un messaggio chiaro al governo. In parole povere la richiesta era quella di non fare lo struzzo, ma attivarsi per il clima il prima possibile e con un impegno molto maggiore rispetto a quello profuso finora. Le manifestazioni sono andate in scena in 12 punti del Paese, con l’obiettivo di cercare di sfruttare la visibilità offerta dalla cornice della COP20 di Lima, momento di discussione sul riscaldamento globale che molte organizzazioni della società civile impegnate nell’attivismo ambientale hanno tentato di valorizzare con iniziative e presentazioni di report, nel tentativo di ampliare la platea degli interessati ai temi ecologici.
I neozelandesi hanno manifestato per rendere nota la loro frustrazione verso l’immobilismo del governo il governo, «tutto chiacchiere e niente fatti», sollecitandolo a una presa di posizione sul cambiamento climatico. In Perù, infatti, il governo della Nuova Zelanda sta tentando di contrastare l’inserimento di obiettivi giuridicamente vincolanti nel prossimo trattato globale sul clima, che dovrebbe essere formalizzato durante la COP 21 di Parigi. Entro i propri confini, in perfetto accordo con il tentativo di sabotaggio messo in atto a Lima, l’esecutivo ha aumentato il sostegno per l’estrazione di combustibili fossili in tutto il Paese e anche al largo delle coste.
Le proteste sono state organizzate dalla Coal Action Network Aotearoa, e supportati da numerosi gruppi di attivisti che si battono contro i combustibili fossili. Gli eventi hanno seguito una tradizione inaugurata recentemente dall’Australia, anch’essa piuttosto sfortunata nella scelta dei governanti. Il negazionismo di Tony Abbott, infatti, è noto ormai in tutto il mondo, fatto che ha screditato il premier australiano davanti all’opinione pubblica internazionale. Le coreografiche proteste vedono una moltitudine di persone nascondere la testa tutte insieme sotto la sabbia di una spiaggia. Il proverbiale gesto dello struzzo serve a rappresentare l’inerzia dei governi e l’incapacità di vedere il cambiamento del pianeta e di approcciare alle nuove sfide che la modernità comporta.