La strategia di dismissione del sito nucleare nel vercellese prevede un ampliamento dei depositi di scorie. Se fosse un tentativo di renderlo definitivo?
(Rinnovabili.it) – Il piano di Sogin per la dismissione del sito nucleare di Saluggia (Vercelli) ha ricevuto il via libera della Regione Piemonte. La Giunta Chiamparino ha approvato ieri la delibera che avalla l’obiettivo della società, sebbene rimandi al mittente il progetto per alcuni approfondimenti. La strategia, però, incontra la ferma opposizione degli ambientalisti, che da decenni si battono contro le scorie atomiche nel vercellese.
Con il suo piano di dismissione, Sogin prevede infatti il raddoppio delle superfici destinate a ospitare i rifiuti radioattivi, nonché l’innalzamento di un metro dell’intera area, così da sfuggire ad una piena del fiume Dora, che scorre a pochi metri dal deposito. Il sito è considerato formalmente ancora in esercizio, ma non da 30 anni è inutilizzato. Qui si trovano oltre il 90% delle scorie italiane, ma i depositi sorgono in un luogo delicatissimo, vicino al fiume e all’acquedotto del Monferrato, che dà da bere a 154 Comuni.
È proprio l’espansione di questi depositi a preoccupare cittadini e associazioni ambientaliste. Secondo Legambiente e Pro Natura, con questo processo Saluggia potrebbe trasformarsi, da sito di stoccaggio provvisorio in tomba permanente delle scorie. Perché procedere ad un ampliamento costosissimo – si domandano – se il governo deve pubblicare il prima possibile (doveva farlo già questa estate) la Carta dei siti idonei ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi?
Ai loro timori ha tentato di rispondere l’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia: «Nella delibera abbiamo ribadito ancora con forza la necessità di definire il tema del deposito nazionale delle scorie radioattive. La giusta preoccupazione del territorio è infatti che i depositi provvisori del Piemonte, Regione che ha la maggior parte delle scorie, possano diventare definitivi. La delibera contiene quindi anche un impegno a sollecitare il governo affinché comunichi quanto prima alla Sogin il nulla osta alla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare la struttura».
Ma una sollecitazione al governo non è sufficiente a placare la contrarietà della società civile. La riunione della Giunta di ieri ha stabilito che l’ampliamento di Sogin è accettabile. Le rassicurazioni contano poco.
«A nostro parere – dichiara Gian Piero Godio, responsabile energia di Legambiente Piemonte – se Sogin tiene così tanto a realizzare i depositi provvisori, significa che non crede nella realizzazione del Deposito nazionale». Del resto, il governo ha fatto perdere le sue tracce dopo le promesse di pubblicazione della Carta delle aree idonee entro l’estate. Del piano non vi è traccia, né l’esecutivo fa nulla per aumentare la trasparenza, alimentando i peggiori sospetti.
«Abbiamo chiesto conto pubblicamente – rincara Godio – delle ragioni per le quali Sogin, che gestisce i siti nucleari ormai da dodici anni, non ha ancora quasi neppure iniziato ciò che è già da tempo autorizzata a realizzare (prima di tutto la solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi), ma si è concentrata solo sui nuovi depositi “provvisori”. Oltretutto gli attuali progetti di Sogin confliggono con la stessa definizione di disattivazione, in quanto non assicurano la liberazione del sito da ogni vincolo radiologico».