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Nucleare, rinvio a giudizio per i responsabili di Fukushima

Nucleare, rinvio a giudizio per i responsabili di Fukushima

 

(Rinnovabili.it) – Non hanno adottato le misure di sicurezza necessarie a prevenire il disastro nucleare di Fukushima. Con questa accusa sono imputati tre ex dirigenti della Tokyo Electric Power (TEPCO), la società che gestisce l’impianto. Lo afferma l’agenzia di stampa Reuters, citando fonti della corte distrettuale di Tokyo. Sui tre pende l’accusa di negligenza professionale con conseguenti lesioni e morte. Si tratta dell’ex presidente Tsunehisa Katsumata, 75 anni, e dei due ex vice presidenti Sakae Muto, 65, e Ichiro Takekuro, 69.

I pubblici ministeri per due volte hanno deciso di non portare avanti la causa contro gli ex dirigenti, opponendo l’insufficienza di prove, ma un panel civile di 11 membri ha esercitato il suo potere di forzare l’azione dei magistrati, ottenendo il rinvio a giudizio. Chiedono che vengano ritenuti penalmente responsabili della morte dei 44 anziani pazienti ricoverati in ospedale durante e subito dopo l’evacuazione, delle lesioni al personale TEPCO e ai membri delle forze di autodifesa.

 

Tsunehisa Katsumata, Sakae Muto e Ichiro Takekuro
Tsunehisa Katsumata, Sakae Muto e Ichiro Takekuro

 

I panel di cittadini giapponesi, composti da residenti selezionati tramite sorteggio, sono una caratteristica del sistema giudiziario giapponese. Detengono il​ potere di forzare l’azione penale in casi eccezionali. In questo modo sono arrivate le prime accuse contro funzionari della TEPCO a quasi 5 anni dal cataclisma che ha prodotto un disastro ambientale secondo soltanto a quello di Chernobyl. Il disastro, innescato da un terremoto di magnitudo 9 con conseguente tsunami, è avvenuto per la fusione del nocciolo causata da un guasto al sistema elettrico. Tre reattori su 6 a Fukushima sono stati privati del sistema di raffreddamento in quel tragico 11 marzo 2011, con conseguenti perdite radioattive. A seguito della catastrofe, 160 mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Molte di loro non vi hanno ancora fatto ritorno.

I tre non sono stati arrestati, e si dichiarano innocenti perché sostengono che fosse impossibile prevedere uno tsunami di tale portata. Tuttavia, una indagine parlamentare del 2012 ha concluso che la collusione tra governo e TEPCO ha fatto sì che venissero ignorati i rischi di uno tsunami di 15,7 metri messi in risalto da documenti interni del 2008. Il processo è previsto per il prossimo anno, secondo quanto affermano i media locali.

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