(Rinnovabili.it) – Lo spettro di Chernobyl è ancora lì, tra gli alberi delle foreste bielorusse. Dopo 30 anni dal disastro nucleare più grande della storia e a due giorni dal quinto anniversario di Fukushima, un rapporto di Greenpeace mette in chiaro che con l’inquinamento radioattivo non si chiude mai una volta per tutte.
Semplicemente, un bel giorno, il carrozzone mediatico fa i bagagli, e non si sente più parlare di cibo contaminato, animali e feti malformati, pericolo sempre reale e tangibile. Anche i dati cominciano a scarseggiare: le crisi economiche in Bielorussia, Russia e Ucraina diventano la scusa per tagliare i test periodici. Ma la gente, spiega Greenpeace dopo aver fatto dei campionamenti, continua a mettere in tavola alimenti radioattivi e bere acqua zeppa di Cesio-137.
«È in ciò che mangiano e bevono – scrivono gli attivisti – nella legna del bosco che viene bruciata o utilizzata per costruire».
Nel grano, ad esempio, i livelli di radiazioni scoperti da Greenpeace nelle aree contaminate – abitate da 5 milioni di persone – sono cresciuti.
Il Cesio è dappertutto, e l’Ucraina «non fondi sufficienti a finanziare i programmi necessari per proteggere adeguatamente il pubblico. Questo significa che l’esposizione alle radiazioni delle persone che ancora vivono nelle zone rosse è in probabile aumento».
Come questa contaminazione non cesserà nei decenni a venire, così i relativi impatti sulla salute continueranno a spezzare famiglie intere per generazioni. Migliaia di bambini, anche se nati 30 anni dopo Chernobyl, berranno latte materno avvelenato dalle radiazioni.
L’esposizione alle radiazioni può portare a gravi malattie. I medici nelle zone più colpite dalla catastrofe nucleare hanno da tempo segnalato un forte aumento dei tassi di cancro.
Greenpeace ha detto di aver condotto test anche in alcune aree contaminate dal disastro di Fukushima, dove un terremoto di 9 gradi Richter ha innescato uno tsunami che ha danneggiato la centrale nucleare, provocando una grave fuga di fluidi radioattivi. Come per Chernobyl, foreste intorno al luogo dell’incidente sono diventate luogo di inquinamento impossibile da bonificare.
Secondo il rapporto, «rappresenteranno un rischio per la popolazione nei prossimi decenni o addirittura secoli».