Il 20% dei 170 milioni di euro spesi dal governo francese per la COP 21 verrà coperta da gruppi che investono nei combustibili fossili e nel nucleare
(Rinnovabilil.it) – La COP 21 costa tanto, per questo abbiamo bisogno dei soldi dei privati. Sono queste le ragioni dietro le quali si è trincerato Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, quando ieri ha svelato che il 20% dei 170 milioni di euro spesi per organizzare la Conferenza sul clima di Parigi verrà da finanziamenti privati. Fabius ha diffuso poi un primo elenco di queste aziende partner, 20 realtà che ha definito «amiche del clima».
Tra i main sponsor della conferenza troviamo Engie (ex GDF Suez), EDF, Renault-Nissan, Suez Environment, Air France, FESR, Axa, BNP Paribas, Air France, LVMH, Ikea. Secondo il ministro, questo compromesso sarebbe necessario per «cercare sistematicamente il risparmio in tutte le voci di spesa e, contemporaneamente, sollecitare le imprese». Inoltre, ha aggiunto, la sponsorizzazione ad opera dei privati mira a «garantire un elevato livello di standard ambientali in occasione della conferenza stessa», consentendo ad esempio l’introduzione di trasporto ecologico, energia ecocompatibile e ottimizzazione degli edifici. Il gruppo Renault-Nissan fornirà 200 auto elettriche, EDF installerà stazioni di ricarica, Suez Environment si incaricherà del piano di gestione dei rifiuti.
Con queste piccole opere di bene, tenteranno di far dimenticare al mondo che dietro la maschera di campioni della green economy si nascondono compagnie impegnate anima e corpo nel commercio dei combustibili fossili, brand che negli anni sono diventati un simbolo dell’inquinamento e della violazione dei diritti. EDF è il maggior produttore mondiale di energia nucleare, Engie e BNP Paribas investono corposamente nel carbone, Suez Environnement ha intentato causa all’Argentina per 380 milioni di euro perché Buenos Aires aveva annullato il contratto di gestione privata dell’acqua, e oggi gestisce le acque reflue del fracking.
Le più importanti organizzazioni ambientaliste e in difesa della società civile (Friends of the Earth, Attac France, Corporate Europe Observatory, WECF, 350.org, Greenpeace) sono scese sul sentiero di guerra, sdegnate per il probabile ripetersi delle consuete operazioni di greenwashing aziendale che ad ogni COP tornano in auge grazie alla connivenza dei Paesi ospitanti. Tutti vogliono sperare che non sarà un’altra Copenaghen, momento in cui la storia dei negoziati climatici ha toccato il suo punto più basso, ma data l’importanza e l’urgenza di questo appuntamento, si aspettano la maggiore resistenza da parte di quei gruppi di pressione che difendono rendite di posizione ormai stratificate e difficili da scalfire.
Tiens, EDF finance donc la #COP21. Joli trafic d’influence pour nous amener vers de fausses solutions, comme le nucléaire #greenwashing
— Greenpeace France (@greenpeacefr) 27 Maggio 2015
A fine novembre giungeranno nella capitale francese 25 mila delegate provenienti da 195 Paesi, nel tentativo di raggiungere un accordo globale sul clima capace di evitare un innalzamento delle temperature globali superiore ai 2 °C.