(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale sta rallentando davvero? Così la pensa gran parte della scienza mondiale, basandosi sui dati raccolti dal 2000 ad oggi. Questa versione è appoggiata anche dall’IPCC, la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nel 2013 l’aveva appoggiata sostenendo che le temperature di superficie globali “hanno mostrato una tendenza di incremento lineare molto minore negli ultimi 15 anni rispetto agli scorsi 30 o 60 anni”.
La pausa nel riscaldamento globale, però, potrebbe essere un abbaglio. La NOAA, il prestigioso ente statunitense che fornisce dati e stime sul clima a livello mondiale, aveva già suonato un campanello d’allarme nel 2015. Con un report più che controverso sosteneva che non esistesse alcuno stop nel global warming. Oggi un nuovo studio conferma ancora una volta questo risultato: la maggior parte dei climatologi si sarebbero sbagliati, il riscaldamento globale non ha mai rallentato.
Come è possibile questa discrepanza? Tutto dipende da come vengono fatte le misurazioni. La Terra è grande, bisogna decidere con attenzione in quali punti raccogliere i dati per avere un’immagine il più precisa possibile. Bisogna anche stabilire come stimare le temperature per quelle aree dove non vengono rilevati i dati. E bisogna avere estrema cura nei dettagli: a che altezza misuriamo la temperatura dell’aria? E quella dell’acqua? Una variazione, anche minima, può portare a risultati divergenti.
È esattamente quello che succede. Le metodologie usate oggi non sono tutte uguali, quindi è normale avere risultati leggermente differenti. Il punto sollevato dalla NOAA nel 2015, e riesaminato da un team di scienziati di recente, riguarda proprio il modo di calcolare il riscaldamento degli oceani. È un punto fondamentale: le acque ricoprono il 70% del globo, quindi “pesano” molto sulla media globale. E una differenza su questo punto porta a risultati finali anche molto distanti.
Gli scienziati si sono accorti che i modelli del clima oggi in vigore sottostimano regolarmente le temperature oceaniche. Il motivo è nello strumento usato: oggi le boe (nell’85% dei casi), un tempo le rilevazioni via nave. Ebbene, secondo la NOAA e gli autori di quest’ultimo studio, le navi erano più precise. Bisogna quindi ricalcolare tutti i dati degli ultimi 20 anni: ne risulta che gli oceani si sono scaldati di 0,12°C per decennio dal 2000, mentre le stime precedenti si fermavano a +0,07°C. Pertanto il trend di riscaldamento globale dei primi 15 anni del 21° secolo è virtualmente indistinguibile dalla tendenza degli anni 1950-1999. Non esisterebbe quindi nessuna pausa nel global warming.