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No alle trivelle nello Ionio: la Basilicata ricorre al TAR

No alle trivelle nello Ionio: la Basilicata ricorre al TAR

 

(Rinnovabili.it) – Ha approvato i quesiti referendari sull’abolizione di parte dell’articolo 38 della legge Sblocca Italia e ha firmato il Manifesto di Termoli. Ma per la Basilicata la lotta alle trivelle nelle sue acque non si ferma qui. E così la Giunta regionale ha dato mandato al proprio ufficio legale di procedere con il ricorso al Tar contro le autorizzazioni concesse dal Governo alla Shell per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel mare Ionio. La motivazione dietro al ricorso sono gli ultimi via libera da parte della Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’Ambiente a due istanze di permesso di ricerca – contraddistinte dalle sigle d73 F.R- SH e d74 F.R-SH – e presentate a fine 2009 dalla filiale italiana della multinazionale olandese. Secondo uno studio del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e portata alla luce dal Coordinamento No Triv, “l’area di ricerca è interferente al 100% con una lunga serie di aree interdette ai sensi del Decreto Prestigiacomo (Sic: Fiumara Trionto, Macchia della Bura, Fondali Crosia- Pietrapaola, Dune di Camigliano)”.

 

E fu infatti proprio il Dicastero dello Sviluppo economico, in data 30 novembre 2010, a notificare alla Shell un preavviso di rigetto per la d74 F.R-SH. Lo stesso giorno arriva la “bocciatura” anche per la seconda istanza, la d73 F.R- SH, in quanto l’area designata interferirebbe per intero con la Zona di Protezione Speciale Alto Jonio Cosentino. In precedenza, anche i consiglieri regionali del M5s Gianni Leggieri e Gianni Perrino avevano presentato una mozione con la quale si chiede alla Giunta di impugnare dinanzi al Tar l’autorizzazione alla ricerca di idrocarburi, mozione che è stata iscritta all’ordine del giorno. La Regione Basilicata fa sapere che tale richiesta sarà discussa nella prossima seduta.

 

Nel frattempo il Coordinamento nazionale No Triv ha pubblicato sul proprio sito un “focus sintetico” sui 6 quesiti referendari inviati alla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e delle Provincie autonome lo scorso 14 settembre e depositati in Corte di Cassazione il 30 settembre 2015. “La pressione esercitata da 200 associazioni, comitati, movimenti e personalità della cultura e delle scienze, – si legge sul la loro pagina web – ha spinto le Assemblee di metà delle Regioni italiane a deliberare – in modo pressoché unanime e trasversale – richiesta di referendum per l’abrogazione di disposizioni in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare e su terraferma”.

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