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No alla ratifica del CETA: associazioni, sindacati e Regioni in piazza

Dopo la decisione della maggioranza di ratificare il CETA tra il 25 e il 27 luglio, migliaia di persone hanno manifestato a Montecitorio contro l'accordo UE-Canada

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(Rinnovabili.it) – Migliaia di persone hanno manifestato stamattina in piazza Montecitorio per dire no alla ratifica del CETA, l’accordo di commerciale tra Unione Europea e Canada. Il sit in, organizzato da Coldiretti insieme alla campagna Stop TTIP Italia, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch, ha visto la partecipazione di deputati e senatori di diversi schieramenti: da Articolo 1 a Sinistra Italiana, dal Movimento 5 Stelle a Fratelli d’Italia, Lega Nord, Gruppo Misto, Rifondazione Comunista e anche esponenti del Partito Democratico. Tutti critici verso un trattato che – denunciano le sigle organizzatrici della manifestazione – causerebbe danni sostanziali all’agricoltura italiana, alle produzioni di qualità, ridurrebbe i diritti del lavoro e aprirebbe all’importazione di sostanze chimiche vietate e combustibili inquinanti, minando conquiste sociali e standard ambientali. Il principio di precauzione potrebbe essere messo in secondo piano rispetto alle esigenze del commercio, con possibili ripercussioni sulla sicurezza alimentare e la salute dei cittadini.

 

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Preoccupazioni anche per i servizi pubblici, che il CETA non proteggerebbe a dovere, così come per il temuto tribunale speciale per gli investimenti, grazie al quale le grandi imprese estere potrebbero chiedere compensazioni virtualmente illimitate agli stati che approvassero regolamentazioni lesive dei loro investimenti.

«La fretta che governo e maggioranza stanno imprimendo al percorso di approvazione del CETA è immotivata – dichiara Monica di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia – Il trattato contiene delle imprecisioni tecniche che ne stanno influenzando i tempi di implementazione. Per questo prima del 2018 né l’Italia né altri paesi europei potranno utilizzarlo per le loro esportazioni. Perché non prendersi questo tempo per riaprire una discussione seria in Europa sul commercio che davvero può portare benefici a produttori e consumatori?».

 

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I potenziali impatti del trattato si estendono al di là dei confini dei due blocchi: circa 42 mila imprese USA potrebbero utilizzare infatti le sussidiarie canadesi e servirsi del CETA come contenitore con regole più morbide per i loro investimenti in Europa. Sebbene il TTIP sia attualmente congelato, con un riavvio dei contatti tra Bruxelles e Washington atteso prima della fine dell’anno, il trattato UE-Canada offrirebbe dunque le stesse opportunità a circa l’80% degli investitori statunitensi.

La richiesta di fermare la ratifica dell’accordo UE-Canada, prevista per il 25-27 luglio, viene anche da numerose Regioni, che in questi giorni si sono schierate con delibere di dissenso nei confronti del CETA. Sul palco della manifestazione odierna hanno annunciato il loro “no” il presidente del Veneto, Luca Zaia e l’assessore all’agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero. Allineate anche la Puglia, la Liguria, la Lombardia e il Lazio, che con un tweet del presidente Zingaretti ha annunciato ieri la sua opposizione al CETA. Un fronte che si allarga in queste ore, con la richiesta alla politica di approfondire la questione in Parlamento prima di assumere “una decisione di ratifica che porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy”.