Il primo passo verso la ratifica dell'accordo sul clima di Parigi è stato fatto. Ma la priorità è aumentare gli impegni presi
(Rinnovabili.it) – Una grande cerimonia organizzata dalle Nazioni Unite, 170 Paesi aderenti e 60 capi di Stato (qui l’elenco). E poi orchestre, bambini, star del cinema. L’evento di firma dell’accordo sul clima raggiunto alla COP 21, lo scorso dicembre, è stato ancor più ridondante della stessa conferenza di Parigi.
Tra un appuntamento e l’altro, le dichiarazioni e la sfilata sul palco di tutti i delegati e i leader si è protratto per un’intera giornata. La speranza era dare risalto alla cerimonia di firma per invogliare il maggior numero possibile di Paesi a dar seguito a quanto promesso lo scorso inverno, ma soprattutto ad accelerare il processo di ratifica, con il quale l’accordo entra definitivamente in vigore. Nell’Unione europea, probabilmente, questo avverrà tramite due passaggi. Trattandosi di un accordo a competenza “mista”, servirà un passaggio al Parlamento europeo e uno nei Parlamenti nazionali.
«Bisogna tradurre l’accordo di Parigi in azioni per fare fronte all’emergenza», ha detto il premier francese, François Hollande, ricordando che ad oggi l’emergenza climatica rimane costante. Per questo, il capo dell’Eliseo ha comunicato che chiederà al Parlamento francese di approvare l’accordo prima dell’estate, e ha chiesto ai leader dell’Ue di «essere di esempio».
Il documento di 31 pagine mira a limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali. L’accordo, però, non è vincolante e lascia ampi spazi alla discrezionalità delle parti, non fissa un termine per le fonti fossili né un obiettivo preciso di energie rinnovabili.
Il testo chiede di trovare i fondi per la riduzione delle emissioni di gas serra e lo sviluppo della resilienza nei Paesi più poveri e vulnerabili, ma non ne definisce le modalità.