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Neonicotinoidi: l’UE non vigila, Bayer e Syngenta ringraziano

Neonicotinoidi: l’UE non vigila, Bayer e Syngenta ringraziano

 

(Rinnovabili.it) – Autorizzazioni in deroga senza alcuna motivazione solida. Dubbie certificazioni di emergenza. E concessioni all’uso di pesticidi a base di neonicotinoidi vietati ben al di là delle “eccezioni limitate e controllate” prescritte dalla legge. Nonostante l’UE abbia messo al bando già dal 2013 tre di queste sostanze, responsabili della morìa di api in tutto il continente, Bruxelles non ha certo impedito ai colossi dell’agrochimica di continuare a vendere e impiegare i loro prodotti. È quanto emerge da un report della Ong Client Earth, che ha analizzato tutte le richieste di deroga avanzate negli ultimi tre anni. Di fatto, al di là dello stop di facciata, l’UE ha continuato a elargire favori a multinazionali del calibro di Bayer e Syngenta.

Nel 2013 l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva puntato il dito contro il thiamethoxam (prodotto da Syngenta), il clothianidin e l’imidacloprid (entrambi prodotti da Bayer) nel caso di applicazione spray sulle colture. Dopo la messa al bando, la regola da seguire era piuttosto semplice: in caso di grave emergenza, tale da porre un ingente danno economico e non trattabile con altri mezzi, ogni stato può notificare a Bruxelles che farà uso di pesticidi che contengono le tre sostanze bandite, specificando i limiti geografici e temporali di applicazione. E può procedere senza attendere il via libera. In seguito, l’UE deve però verificare le notifiche e decidere se è stato commesso un abuso o no. Un procedimento, questo, che non è mai stato seguito fino in fondo.

 

“La Commissione è stata supinamente compiacente e non ha fatto nulla per limitare questo chiaro abuso della legge – spiega Vito Buonsante di Client Earth, co-autore del report – Invece di controllare le azioni degli stati membri, com’è obbligata a fare, ha chiuso gli occhi. È stata negligente”

 

Neonicotinoidi: l’UE non vigila, Bayer e Syngenta ringrazianoGiudizio duro, basato sull’altissimo numero di casi tutt’altro che chiari. La Ong ha scoperto che l’82% delle notifiche spedite a Bruxelles non comprende alcuna analisi economica della minaccia asserita, e più o meno la stessa percentuale di notifiche non spiega neppure perché è ritenuto impossibile procede con mezzi alternativi. Il 62% delle richieste, inoltre, non spiega dove e per quanto tempo si intende usare i prodotti a base di neonicotinoidi. Impossibile quindi verificare che siano impiegati in modo limitato e controllato.

Pigrizia delle burocrazie statali? Per Client Earth c’è dell’altro. Infatti quasi la metà delle richieste sono state scritte e presentate direttamente dalle stesse multinazionali dei pesticidi. Solo il 14% è stato scritto senza alcun loro coinvolgimento. Un conflitto di interessi abnorme, di cui a Bruxelles stranamente nessuno si è mai accorto. La “compiacenza” dell’UE è ancora più sorprendente, visto che Syngenta e Bayer hanno citato in giudizio le istituzioni europee proprio per il bando del 2013, chiamando in causa la Corte di giustizia europea. Che a breve dovrà dare il suo parere. Tra un’azione di lobbying e l’altra, le multinazionali hanno sempre asserito che nessuno studio prova fino in fondo che i neonicotinoidi siano dannosi per le api e altre specie animali, al contrario di quanto sostenuto dall’Efsa. Ma pochi mesi fa Greenpeace è riuscita a entrare in possesso degli studi (tenuti segreti) condotti dai due colossi, rivelandone i veri risultati: anche per Bayer e Syngenta, in realtà, i neonicotinoidi sterminano le api.

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