I dati contenuti nelle ricerche segrete dei colossi dell'agrochimica smentiscono completamente le loro affermazioni pubbliche: i pesticidi danneggiano gravemente api e impollinatori
(Rinnovabili.it) – Gli studi scientifici sugli effetti dei pesticidi sulle api abbondano e vanno quasi tutti nella stessa direzione: i neonicotinoidi sono estremamente dannosi per questi insetti fondamentali per l’impollinazione e la biodiversità. Quasi tutti, visto che le multinazionali dell’agrochimica si oppongono e sostengono che le loro sostanze non siano affatto pericolose. Conducono i loro studi, ne annunciano i risultati ma non li rendono pubblici. È successo anche lo scorso agosto: il colosso Syngenta aveva annunciato che “nessuna delle nostre ricerche, sottomesse alle agenzie competenti, mostra danni per la salute delle colonie di api”. Ma uno di questi studi è trapelato e la realtà è completamente diversa.
L’ha ottenuto Greenpeace con una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act (Foia) rivolta all’Epa, l’Agenzia per la protezione ambientale americana presso la quale era stato da poco depositato. E tenuto segreto. Il motivo è presto detto: anche quei dati, derivati da esperimenti sul campo, dimostrano che i neonicotinoidi sono dannosi per le api.
In particolare, i documenti ottenuti da Greenpeace rivelano che il thiamethoxam di Syngenta e il clothianidin di Bayer (entrambi neonicotinoidi impiegati nei pesticidi) hanno danneggiato in modo grave le colonie di api. Gli effetti sono più che evidenti per dosi, rispettivamente, di 50 parti per miliardo (ppb) e 40 ppb. Una concentrazione che viene riscontrata in alcuni casi nei campi dopo i trattamenti, anche se la maggior parte delle volte i livelli si attestano su circa 10 ppb.
Sta di fatto che questo studio smentisce clamorosamente le dichiarazioni di Syngenta e alimenta il sospetto che dietro la segretezza degli innumerevoli studi condotti negli anni si celino dati simili, scomodi per le multinazionali. Attualmente i neonicotinoidi non sono vietati negli Usa, mentre l’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha riconosciuto che il loro uso presenta gravi rischi e perciò li ha banditi, ma il divieto non copre tutti gli impieghi né tutte le colture. Ad esempio, sono permessi l’uso in serra e l’applicazione spray nei frutteti dopo la fioritura. Inoltre, alcuni Paesi europei hanno concesso delle deroghe al bando.