Uno studio di Bayer e Syngenta afferma che il bando dei neonicotinoidi è costato all'Ue 900 mln di euro l'anno. La rete di Ong PAN replica: "Informazioni fuorvianti"
(Rinnovabili.it) – I colossi dell’agrochimica tornano all’assalto di Bruxelles per salvare i loro prodotti a base di neonicotinoidi. Nel 2013 l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) aveva puntato il dito contro il thiamethoxam (prodotto da Syngenta), il clothianidin e l’imidacloprid (entrambi prodotti da Bayer) nel caso di applicazione spray sulle colture. L’Agenzia Ue con sede a Parma aveva poi concluso in uno studio del 2015 che «sono stati identificati gravi rischi o non è stato possibile escluderli». Tutte sostanze di cui l’Ue aveva già ristretto l’uso in via precauzionale, uno stop che in questi mesi è soggetto a revisione.
Bayer e Syngenta non restano a guardare. Ieri hanno recapitato a Bruxelles uno studio (condotto per loro conto da HFFA Research GmbH) sulle ricadute economiche e ambientali della decisione dell’Ue centrato sulla coltivazione della colza. Stando al rapporto, il bando di quei tre neonicotinoidi sarebbe già costato 900 milioni di euro l’anno tra raccolti perduti e minor resa per unità di terreno. La conseguenza, si legge nel report, è che l’Ue dovrà compensare sfruttando a colza altri 533mila ettari di terra fuori dall’Europa. Segue l’elenco dei costi: 80 mln di t di emissioni di CO2 in più, più di 1 mld di mc di acqua consumata, perdita di biodiversità a causa della conversione delle terre all’uso agricolo.
Quello che è certo è che la strategia di Bayer e Syngenta non punta più a dimostrare che i neonicotinoidi non sono dannosi, ma ha virato sulla tesi economica, più allettante per chi, come le istituzioni Ue e quelle nazionali, hanno bisogno di far quadrare i bilanci a fine anno. D’altronde anche gli studi mai pubblicati condotti dai colossi dell’agrochimica confermano i danni. Dopo averne ottenuto copia pochi mesi fa, Greenpeace aveva svelato che i dati contenuti in quelle ricerche segrete smentiscono completamente le loro affermazioni pubbliche: i pesticidi danneggiano gravemente api e impollinatori. Proprio Greenpeace risponde oggi con un altro studio, condotto da ricercatori dell’Università del Sussex, che analizza tutte le ricerche scientifiche condotte negli ultimi 3 anni sui neonicotinoidi. Il risultato è che questi pesticidi sono un pericolo non solo per le api e altri impollinatori, ma anche per le farfalle e per molte specie di insetti acquatici.