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Nella “coltivazione sollevata” il segreto della sostenibilità

(Rinnovabili.it) – Guardare al passato per imparare a gestire al meglio il futuro. Questo l’obiettivo dello studio redatto da un gruppo di scienziati provenienti da Francia, Regno Unito e Stati Uniti che hanno completato il rapporto, pubblicato sulla rivista PNAS, puntando l’attenzione sulle condizioni ambientali dell’area amazzonica affermando che i primi abitanti della zona riuscirono a gestire i terreni e le coltivazioni in modo sostenibile.

I dati suggeriscono infatti che i popoli indigeni che vivevano nella savana intorno alla foresta amazzonica coltivavano senza l’utilizzo del fuoco, pratica che si pensava usassero per far spazio a nuove coltivazioni distruggendo la foresta.

Guidati dal Collegio di Lettere e Filosofia presso l’Università di Exeter nel Regno Unito, i ricercatori del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) e dell’Università di Montpellier in Francia, dell’Università di Edimburgo nel Regno Unito e dell’Università dello Utah, negli Stati Uniti, hanno affermato che le loro scoperte potrebbero gettare nuova luce sull’uso sostenibile del territorio e sulla conservazione di uno degli ecosistemi più importanti e delicati del pianeta, purtroppo altamente danneggiato. Per quanto riguarda le savane amazzoniche, infatti, la terra è da tempo nel mirino dell’agricoltura industriale e dell’allevamento del bestiame.

I ricercatori dopo attente analisi sono riusciti a calcolare e  registrare i livelli di polline, carbone e residui vegetali, quali fitoliti, risalenti a più di 2000 anni fa, scoprendo una concentrazione record. Con questi dati hanno potuto ipotizzare quali fossero le pratiche consuete di uso del suolo nelle savane amazzonica in Guyana Francese, dandoci una nuova prospettiva sulla coltivazioni del passato. La tecniche particolare di coltivazione e di drenaggio del terreno, nota come coltivazione sollevata permetteva infatti alle popolazioni residenti di ottenere buoni raccolti nonostante la siccità delle savane limitando al contempo l’utilizzo del fuoco, pratica che ha permesso di mantenere alti i livelli di nutrienti contenuti nei terreni. “Abbiamo usato la datazione al radiocarbonio per determinare l’età delle coltivazioni sollevate” ha detto il dottor Mitchell Power dell’University of Utah, uno degli autori dello studio. “Siamo arrivati ​​alla conclusione che il polline di mais che abbiamo trovato possa essere datato a 800 anni fa” dimostrando così che è erronea la considerazione secondo la quale gli indigeni avrebbero per tempo danneggiato le savane con un utilizzo incontrollato del fuoco per fare spazio a nuove coltivazioni.

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