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Dal 2016 il Protocollo di Montreal si estende agli HFC?

Protocollo di Montreal dal 2016 vale anche per gli HFC

 

(Rinnovabili.it) – I 197 Paesi del Protocollo di Montreal hanno chiuso con buone speranze per il 2016 il meeting di cinque giorni a Dubai, necessario a gettare le basi per un taglio drastico delle emissioni di idrofluorocarburi (HFC). Nessun documento vincolante è stato sottoscritto durante il vertice, ma secondo il National Resource Defence Council le parti si stanno avvicinando ad un accordo. Sono stati presentati 4 emendamenti al Protocollo da un blocco di 40 nazioni, testi che sembrano riscuotere l’appoggio della larga maggioranza dei componenti il Protocollo.

Questo trattato internazionale, siglato nel 1987, è volto a ridurre le emissioni di centinaia di sostanze chimiche utilizzate da frigoriferi, condizionatori d’aria, estintori e altri prodotti di uso comune. Hanno preso il posto di sostanze come i clorofluorocarburi, limitati dal Protocollo di Montreal, e ora le loro emissioni sono in rapida crescita: circa il 7% l’anno. Pur essendo meno diffusi di gas serra come l’anidride carbonica o il metano, gli idrofluorocarburi possono essere 10 mila volte più potenti in termini di capacità di riscaldare il pianeta. Un aggiornamento del Protocollo di Montreal potrebbe evitare l’emissione di HFC per l’equivalente di 100 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050, risparmiando alla Terra un aumento della temperatura di mezzo grado entro la fine del secolo.

 

Protocollo di Montreal dal 2016 vale anche per gli HFC 3

 

Tuttavia, chi sperava di veder nascere il testo prima della COP 21 che si aprirà il 30 novembre, è rimasto deluso. L’ottimismo delle organizzazioni in difesa dell’ambiente e del clima, in ogni caso, non manca: deriva soprattutto dall’impegno in prima persona di Gina McCarthy, numero un o dell’EPA e capo della delegazione statunitense, che ha lavorato duramente fuori dalle stanze della plenaria, organizzando intensi colloqui bilaterali con gli altri ministri e capi delegazione.

Le linee generali per un avanzamento dell’accordo ricalcano quelle che hanno dato vita al primo patto di Montreal: un impegno da parte dei Paesi sviluppati ma anche di quelli in via di sviluppo, adeguatamente accompagnati nel taglio degli HFC con finanziamenti che coprano i costi della transizione. Se necessario, saranno concesse deroghe che permettano di sviluppare alternative migliori agli attuali sistemi di condizionamento dell’aria nei climi caldi. Lo scontro è sui tempi: quanto dovrà essere di manica larga il Protocollo? L’India chiede di non rispettare nessun limite da qui al 2031, mentre USA, Ue e Stati insulari chiedono che venga settato un tetto vincolante molto prima.

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