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Nel 2015 il buco dell’ozono è tornato a livelli record

Nel 2015 il buco dell'ozono è tornato a livelli record 3

 

(Rinnovabili.it) – Il buco dell’ozono non lascia. Raddoppia. Lo sostengono i ricercatori dell’Università di Santiago del Cile. Il team ha rivelato – come riporta El Mundo – che all’inizio di dicembre il foro nello strato di ozono sopra l’Antartide ha raggiunto una ampiezza di oltre 10 milioni di chilometri quadrati. Più del doppio rispetto alla media del mese, secondo un comunicato dell’Instituto Antártico Chileno (Inach).

Gli esperti hanno rapportato le dimensioni del buco nello strato di ozono ai periodi precedenti, basandosi su dati satellitari raccolti nel corso degli ultimi tre decenni. Hanno concluso che quest’anno abbiamo il quarto buco più grande da quando si è iniziato a calcolare tale parametro, con una estensione massima di 28 milioni di chilometri quadrati a ottobre. La notizia è che il cambiamento climatico contribuisce a peggiorare un problema causato dalle emissioni antropiche di clorofluorocarburi (CFC). Queste sostanze sono coperte dal Protocollo di Montreal, che tuttavia è stato aggirato in diversi modi, uno dei quali è lo sdoganamento degli idrofluorocarburi (HFC). Dal 2016, gli aderenti all’accordo pensano di emendare il Protocollo aggiungendovi limiti per l’emissione di HFC.

 

Nel 2015 il buco dell'ozono è tornato a livelli record«L’impoverimento dello strato di ozono è causata in primo luogo dalla presenza nella stratosfera polare di sostanze generate dalle attività industriali a medie latitudini – ha confermato Raul Cordero, esperto dell’Università di Santiago del Cile che ha guidato la ricerca – Ma la distruzione dello strato di ozono è più chiaramente visibile alle alte latitudini, in particolare in Antartide».

È in questa zona che si verifica, durante la primavera australe, un grave diradamento dell’ozonosfera: si tratta del fenomeno comunemente noto come buco dell’ozono. Il foro si genera per una combinazione di eventi, ma è favorito da alcuni in particolare: gli esperti dell’Inach hanno concluso che la massiccia distruzione dell’ozono stratosferico che avviene annualmente nella regione antartica tra settembre e dicembre è favorita dalla coincidenza, durante la primavera, di temperature molto basse della stratosfera antartica e del vortice polare Antartico. Quest’ultimo, infatti, tende ad impedire all’ozono presente ad altre latitudini di chiudere il foro.

«Quando le temperature si alzano, alla fine della primavera, si ferma la grande distruzione dell’ozono – ha spiegato Cordero – mentre l’indebolimento del vortice polare permette al buco di chiudersi. È necessaria una migliore comprensione delle interrelazioni tra cambiamento climatico e buco dell’ozono. Questo è l’obiettivo finale del nostro lavoro».

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