(Rinnovabili.it) – Neil Young torna all’attacco di Monsanto, con un cortometraggio di 10 minuti che punta il dito contro le pratiche della multinazionale degli OGM più discussa del mondo. Il mini documentario segue il lancio del suo ultimo album, “The Monsanto Years”, si intitola “Seeding Fear” (seminare paura) e racconta la storia vera di un contadino denunciato dalla multimiliardaria società per violazione del copyright. Il caso, finito alla Corte suprema degli Stati Uniti nel febbraio 2006, ruotava attorno all’aggressiva protezione dei suoi semi da parte dell’azienda. L’agricoltore, infine, optò per un patteggiamento, così da poter parlare pubblicamente del suo caso invece che essere costretto a tacere. Aveva deciso di non sottostare più alle imposizioni della Monsanto, che obbliga gli agricoltori ad acquistare semi nuovi ogni anno, mantenendo un rapporto di dipendenza perenne.
«Il film racconta la storia di una famiglia di agricoltori in America, ma la stessa cosa sta accadendo in tutto il mondo – ha scritto Neil Young su Facebook – È una storia che vi porterà via 10 minuti del vostro tempo, la storia straziante di un uomo che ha combattuto il colosso Monsanto».
Oltre ad arrivare sulla scia del nuovo disco dell’artista, il cortometraggio vuole denunciare il voto alla Camera dei Rappresentanti che ha dato il via libera al Safe and Accurate Food Labelling Act, ribattezzato Dark Act (acronimo di Deny Americans Right To Know) dai detrattori. È il disegno di legge che vieta alle autorità statali e locali il diritto di etichettare gli alimenti OGM. Inoltre, la legge – una volta approvata anche al Senato – bloccherà anche l’etichettatura obbligatoria da parte della Food and Drug Administration. Ad essa si sostituirà un approccio su base volontaria, che le multinazionali preferiscono di gran lunga, perché consente loro di vendere come “naturali” prodotti che non lo sono.
Monsanto sarebbe la prima a guadagnarci, dato il predominio che esercita sulle altre compagnie in territorio americano. Chiamata in causa dagli strali del cantante canadese, ha risposto: «Molti di noi sono stati e sono fan di Neil Young. Purtroppo, per alcuni, il suo album potrebbe non riflettere le forti convinzioni in quello che facciamo ogni giorno per contribuire a rendere l’agricoltura più sostenibile. Riconosciamo c’è un sacco di disinformazione su chi siamo e cosa facciamo. E purtroppo, molti di questi miti sembrano essere racchiusi in questi brani».