Rinnovabili • foresta pluviale Rinnovabili • foresta pluviale

NASA: la foresta pluviale amazzonica è sempre più secca

La crescente attività umana nell’area ha interferito con il naturale ciclo dell’acqua. Negli ultimi vent’anni, l’atmosfera al di sopra della foresta pluviale amazzonica ha registrato un netto abbassamento dei livelli di umidità

foresta pluviale
Credit: Flickr

 

I livelli di umidità della foresta pluviale amazzonica sono drasticamente calati, alterando il naturale ciclo dell’acqua

(Rinnovabili.it) – Secondo un nuovo studio condotto dalla NASA, negli ultimi 20 anni l’atmosfera al di sopra della foresta pluviale amazzonica si sarebbe letteralmente “prosciugata” a causa dell’attività umana. I livelli di umidità sarebbero drasticamente calati ed il naturale ciclo dell’acqua è stato pericolosamente alterato. Fenomeni gravi che aumentano il rischio per un ecosistema tanto importante quanto fragile. 

Per lo studio, i ricercatori del Jet Propulsion Laboratory NASA hanno esaminato decenni di dati terrestri e satellitari registrati nell’area della foresta pluviale, tracciando sia i livelli di umidità presente nell’atmosfera, che la quantità necessaria al naturale funzionamento dell’intero sistema. “Abbiamo osservato che, nell’area della foresta pluviale amazzonica, negli ultimi due decenni l’aria atmosferica è diventata molto più secca”, ha detto Armineh Barkhordarian, autore principale dello studio. “Nel confrontare questa tendenza con i dati provenienti da modelli che stimano la variabilità climatica nel corso di migliaia di anni, abbiamo determinato anche che tale cambiamento dei livelli di umidità è ben al di là di quanto ci si aspetterebbe dalla variabilità climatica naturale”.

 

Secondo Barkhordarian, le cause del fenomeno andrebbero rintracciate nella sempre crescente attività umana all’interno dell’area amazzonica e, in particolare, agli incendi appiccati per far spazio ad allevamenti e coltivazioni, a loro volta responsabili di enormi quantitativi di fuliggine immessa nell’atmosfera “Mentre gli aerosol di colore brillante o traslucido riflettono le radiazioni, quelli più scuri le assorbono. Quando il carbonio nero assorbe il calore del sole – ha spiegato Barkhordarian – provoca il riscaldamento dell’atmosfera, interferendo con la formazione di nuvole e, di conseguenza, con tutti i fenomeni meteorologici, pioggia compresa”.

 

>>Leggi anche: “Foresta Amazzonica, aumentano i numeri della deforestazione”<<

Tali fenomeni hanno portato nel corso degli anni ad un’alterazione del ciclo idrologico.
Sappiamo bene che alberi e piante assorbono l’acqua dal terreno, da cui passa poi nell’atmosfera sotto forma di vapore. Dalle nuvole, con le precipitazioni, l’acqua torna al suolo, ricominciando daccapo. Quando il ciclo si interrompe, sorgono i problemi, specialmente durante la stagione secca. “È una questione di domanda e offerta. Con l’aumento della temperatura e la conseguente essiccazione dell’aria, gli alberi necessitano di più acqua, che il terreno non è però in grado di offrire, appunto perchè secco”. L’attività umana ha dunque interferito con il ciclo idrologico. Il nostro studio – ha dichiarato Sassan Saatchi di JPL – mostra che la domanda sta aumentando e l’offerta, di contro, diminuendo. Se il trend continua, la foresta amazzonica potrebbe presto non essere più in grado di auto-sostenersi”.

 

>>Leggi anche: “La deforestazione divora l’Amazzonia: +278% nel mese di luglio”<<