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Dalle nanoparticelle minuscole trappole contro l’inquinamento

Da semplici polimeri impiegati in campo farmaceutico sono nate delle mini trappole per i contaminanti idrofobici

(immagine: Nicolas Bertrand)
(immagine: Nicolas Bertrand)

 

(Rinnovabili.it) – La nanotecnologia viene in soccorso alla lotta all’inquinamento. E lo fa grazie al nuovo studio pubblicato questa settimana in Nature Communications , e condotto da ricercatori del MIT di Boston (USA) e dell’Università Federale di Goiás in Brasile. Il team di ricerca internazionale ha dimostrato infatti come l’impiego di particolari nanoparticelle e dei raggi ultravioletti sia un metodo efficace per isolare ed estrarre rapidamente da suolo e acqua una ampia gamma di inquinanti, tra cui i pesticidi e gli interferenti endocrini come il bisfenolo A.

Ferdinand Brandl e Nicolas Bertrand, i due autori principali dello studio, hanno scoperto questa proprietà decontaminante per caso, dal momento che inizialmente il loro lavoro era quello di sviluppare nanoparticelle in grado di somministrare farmaci alle cellule tumorali. Ma se per lo scopo originale non sono stati in grado di ottenere i risultati sperati, grandi possibilità si sono aperte, grazie ad un’intuizione, sul fronte dell’inquinamento. I ricercatori hanno sintetizzato così particelle nanoscopiche dal glicole polietilenico, un polimero usato frequente in farmacia per la composizione di unguenti e pomate e dall’acido polilattico, una plastica biodegradabile usato in tazze e bicchieri compostabili.

 

Mini trappole per l’inquinamento attivate dalla luce

Questi elementi di nuova sintesi sono caratterizzati da un core idrofobico e un guscio idrofilo. In presenza di inquinanti, queste nanoparticelle si comportano come delle vere e proprie trappole. A causa delle forze molecolare, in una soluzione gli inquinanti idrofobici si muovono verso le nanoparticelle idrofobiche, che li assorbono sulla loro superficie. Se abbandonati a loro stessi questi nanomateriali rimarrebbero sospesi in acqua. Quando esposti alla luce UV invece, i gusci esterni delle particelle si stabilizzano formando grandi aggregati tra loro che possono poi essere rimossi tramite filtrazione o sedimentazione. I polimeri in questione sono sintetizzati a temperatura ambiente, e non hanno bisogno di essere preparati in maniera specifica dal momento che assorbono tutti i tipi di prodotti chimici e molecole idrofobiche.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.