(Rinnovabili.it) – Monsanto entra in guerra con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La multinazionale degli OGM è furiosa dopo il recente rapporto della IARC, Agenzia dell’OMS che si occupa di ricerca sul cancro, che contrassegna il glifosato – principio attivo dell’erbicida Roundup venduto dalla stessa Monsanto – come «probabilmente cancerogeno» per l’uomo.
L’azienda statunitense, secondo quanto dichiarato dal vicepresidente Philip Miller, chiederà alla IARC di ritirare il rapporto. Il lavoro, pubblicato dalla rivista The Lancet Oncology, si è basato su esperimenti condotti sugli animali, e conclude inserendo il glifosato nella lista delle sostanze «probabilmente cancerogene».
«Mettiamo in dubbio la qualità di questa classificazione – ha affermato Miller durante una conferenza stampa riportata dal Financial Times – l’OMS ha qualcosa da spiegare».
Secondo Monsanto, che ha chiesto un incontro ufficiale all’agenzia, quest’ultima nella sua analisi è da considerare «scienza spazzatura, di ente senza potere regolatorio», che avrebbe ignorato tutti gli studi attestanti la sicurezza del glifosato, concentrandosi solo su quelli che la mettevano in dubbio. In particolare, è convinto Philip Miller, non avrebbe tenuto conto di studi condotte dalle autorità regolatorie tedesche, statunitensi, dalla Commissione europea e da due altre agenzie dell’OMS, tutti concordi nell’escludere la cancerogenicità del glifosato se usato secondo le indicazioni.
Piante, animali, bambini: tutte le vittime del glifosato
Il danno economico derivante dalla ricerca della IARC potrebbe colpire duramente la più grande azienda produttrice di sementi per organismi geneticamente manipolati sul pianeta. Il glifosato, sviluppato da Monsanto nel 1970, è cardine di un business multimiliardario, mai scalfito dai numerosi studi che hanno documentato, ad esempio, le malformazioni dei neonati in Argentina.
Le vendite annuali della corporation americana girano intorno ai 15.9 miliardi di dollari, e sono strettamente legate alla diffusione dell’erbicida Roundup: la maggior parte degli OGM che Monsanto commercia, infatti, sono realizzati appositamente per “funzionare” in tandem con il diserbante. È così che vincola i contadini di tutto il mondo quando decidono di passare al biotech, sperando di aumentare le rese e i guadagni. Invece spesso si trovano con un pugno di mosche, e i figli malformati.
Il glifosato è un forte chelante, il che significa che immobilizza i micronutrienti critici, rendendoli indisponibili per la pianta. Ne deriva che l’efficienza nutrizionale genetica dei vegetali ne viene profondamente compromessa. Le piante infestanti vengono così messe fuori causa e i semi OGM, programmati apposta per resistere al glifosato, invece possono crescere indisturbati. Il problema è che le erbacce si evolvono trattamento dopo trattamento, sviluppando l’immunità e trasformandosi in superinfestanti. Forse è per questo che nel 2013 Monsanto ha chiesto e ottenuto dall’EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale americana, l’aumento delle soglie di tolleranza per il suo erbicida.
In Italia l’AIAB insorge: «Si vieti subito il glifosato»
«L’Italia e l’Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal glifosato», ha dichiarato l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica). Sì, perché l’erbicida venduto da Monsanto è il più utilizzato anche nel nostro Paese. Almeno 750 prodotti per l’agricoltura, il giardinaggio, il trattamento degli spazi urbani contengono glifosato, che viene irrorato su campi e giardini. Ecco perché l’associazione avverte: «Non dobbiamo metterlo solo in relazione all’uso degli Ogm».
Secondo il presidente, Vincenzo Vizioli, «la chimica nelle campagne significa la chimica nel piatto. Lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui».