I controlli per stanare il mercato nero della soia Ogm li farà il governo e non la multinazionale. Ma il maggior produttore mondiale di questo legume resta incatenato agli umori della Monsanto
(Rinnovabili.it) – Sei mesi di braccio di ferro tra il colosso globale dell’agricoltura geneticamente modificata e il maggior produttore di soia Ogm al mondo. L’Argentina però non ha ceduto, nemmeno di fronte minacce che ne avrebbero messo in ginocchio buona parte dell’economia il prossimo anno. Troppo presto per cantare vittoria, per il momento si tratta solo di un pareggio a reti inviolate. Merito di un accordo sulle ispezioni all’export di soia raggiunto tra Monsanto e governo argentino che, però, vale soltanto per il raccolto attuale: l’anno prossimo si vedrà.
Tutto ruota attorno alla “legalità” dei semi. Infatti la multinazionale a stelle e strisce – che sui semi di soia Ogm, come su altri, impone il monopolio – lamentava che ci fosse un mercato nero delle granaglie troppo florido e che fosse necessario procedere a controlli più selettivi e massicci. Sull’altro piatto della bilancia, Buenos Aires non ha fatto pesare la sovranità alimentare, né altri argomenti “pelosi” per Monsanto, limitandosi di fatto a reclamare per sé il diritto esclusivo di procedere a ispezioni.
Fatto sta che per quest’anno le spedizioni di semi argentini non saranno più sottoposte a controlli di Monsanto, che dovrà così rinunciare a cercare la quota della sua soia transgenica (Intacta RR2) proveniente dal mercato nero. Se ne farà invece carico del tutto il governo argentino. Per tentare di mettere le cose a posto anche per il futuro, l’esecutivo avrebbe in mente di redigere una nuova legge sulle sementi, da presentare probabilmente entro agosto. “L’INASE (Istituto nazionale dei semi) – ha detto il ministro dell’agroindustria, Ricardo Buryaile – darà vita ad accordi con enti pubblici e privati, in modo da essere in grado di effettuare controlli selettivi per determinare la legalità dei semi”.
Gli agricoltori argentini avevano rifiutato i controlli portuali imposti nel 2015 dalla Monsanto. Intanto il nuovo governo ha rifiutato che la multinazionale diventasse una specie di polizia agricola. La controversia ha raggiunto livelli di guardia lo scorso aprile, quando la Monsanto aveva annunciato di voler interrompere la vendita di sementi geneticamente modificate in Argentina.