(Rinnovabili.it) – Undici ministri dell’Ambiente insieme al ministro dell’Energia britannico e 42 blue chip, società ad alta capitalizzazione azionaria, hanno inviato all’Europa la richiesta condivisa di approvare una soluzione temporanea che riesca a risolvere la questione dell’ETS.
I ministri dei 12 Stati Membri aderenti all’iniziativa hanno chiesto al Parlamento europeo di approvare la cosiddetta manovra di backloading, che servirebbe a ristabilire l’equilibrio tra domanda e offerta dei certificati di emissione di CO2. Se dovesse passare la richiesta andrebbe a bloccare l’asta di crediti di carbonio prevista per fine anno, limitando così la sovrabbondanza di crediti che ha caratterizzato il mercato negli ultimi mesi.
La preoccupazione di chi ha fermato la lettera, ovvero Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Regno Unito, Portogallo, Finlandia, Slovenia, Slovacchia ed Estonia è che l’ETS europeo non riesca a guidare gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio per combattere il cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi legati alla produzione di energia da fonte rinnovabile.
“Anche se è chiaro che l’interferenza di mercato dovrebbe essere ridotta al minimo, un intervento una tantum e mirata ora potrebbe ridurre al minimo l’incertezza del mercato e le distorsioni, e anche promuovere gli investimenti in tecnologie a basse emissioni”, affermano i ministri. “Un ritardo potrebbe portare a maggiori costi a lungo termine per raggiungere gli obiettivi dell’UE 2050.“
All’inizio dell’anno una proposta di backloading venne respinta per paura che la manovra potesse aumentare i costi energetici europei. Se approvata la manovra stavolta potrebbe aprire la strada alla creazione di un nuovo fondo i cui ricavi potrebbero essere utilizzati per il sostegno delle imprese ad alta intensità energetica che devono e vogliono investire nelle tecnologie a basse emissioni.