(Rinnovabili.it) – Via libera ad una normativa più stringente sui minerali dei conflitti. Dopo l’accordo a tre raggiunto lo scorso anno, oggi l’Europarlamento ha approvato con 558 voti in favore, 17 contrari e 45 astensioni un nuovo progetto di regolamento che introduce nuovi obblighi di responsabilità per gli importatori. La nuova legge, che arriva dopo ben due anni di dibattiti, si applicherà a tutti gli Stati membri a partire dal 2021 e obbligherà le società europee che si approvvigionano di stagno, tungsteno, tantalio e oro da zone di conflitto ad effettuare controlli per garantire che i propri fornitori rispettino gli obblighi di responsabilità. I produttori più grandi dovranno anche indicare come intendono monitorare le loro fonti per assicurare il rispetto delle norme.
La lunga scia di sangue dei minerali dei conflitti
I “conflict minerals” rappresentano risorse fondamentali, soprattutto per l’industria elettronica, la cui estrazione è concentrata soprattutto in alcuni Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, lo Zimbabwe, la Repubblica Centrafricana, la Colombia e il Myanmar. Ma come spiega il nome con cui sono stati ribattezzati, sono strettamente legati al controllo di bande armate e signori della guerra che sfruttano le popolazioni locali e si autofinaziano con il loro commercio. E non si tratta di casi sporadici: negli ultimi 40 anni, quasi il 60 percento dei conflitti ha avuto una qualche connessione con l’approvvigionamento di risorse naturali e il finanziamento di diversi gruppi armati, a discapito della popolazione locale. Solo in Congo si contano oltre 6 milioni di vittime morte a causa dei feroci conflitti scaturiti per accaparrarsi le risorse naturali del Paese.
Controlli obbligatori per gli importatori
L’Europa ha aperto gli occhi sul problema solo nel 2014, ma si è dovuto attendere metà del 2016 prima di ottenere l’accordo per una legge vincolante sulla tracciabilità dei minerali dei conflitti.
Durante i negoziati del novembre 2016, i deputati hanno convinto i ministri dell’UE che i controlli per verificare il rispetto delle norme della “due diligence” (“dovuta diligenza”), basate sulle linee guida dell’OCSE del 2011, dovessero essere obbligatori per gli importatori di stagno, tungsteno, tantalio e oro da zone di conflitto ad alto rischio. La Commissione e il Consiglio avevano inizialmente proposto solo controlli volontari.
Il progetto di legge approvato da Strasburgo prevede che le autorità degli Stati membri si assicurino che le aziende, dalle raffinerie alle fonderie, rispettino queste norme garantendo che le loro catene di approvvigionamento non siano legate ai conflitti armati. Le grandi aziende (superiore ai 500 dipendenti) dovranno anche riferire le loro fonti di approvvigionamento, entrando a far parte a far parte di un registro UE. Alla Commissione europea andrà il compito di revisionare regolarmente l’efficacia della nuova legge, sia il suo impatto sul terreno sia il livello di rispetto da parte delle imprese europee e in caso proporre misure obbligatorie complementari qualora l’applicazione della due diligence si dovesse rivelare insoddisfacente.
Le lacune della normativa europea
Nonostante gli innegabili passi avanti, la normativa lascia alcune scappatoie: pur essendo vincolante, la legge non si applica a tutta la catena di fornitura, né coprirà tutti gli importatori, escludendo a priori i più piccoli, come i gioiellieri, e che rappresentano il 5% del commercio. ha evidenziato i problemi posti dalle “imprese a valle” che producono tablet o smartphone che utilizzano alcuni dei materiali mirati ai sensi della presente legge. “Durante il primo passaggio della legge in Parlamento”, spiega l’eurodeputato verde Yannick Jadot, “siamo riusciti a ottenere la due diligence estesa a tutti gli attori della catena. Ma questa è stata abbandonata durante i negoziati a tre. Siamo, tuttavia, riusciti a ottenere una clausola di revisione che ci permetterà di estendere la legge in futuro”.
Un altro difetto evidenziato da Amnesty International è la portata limitata della legge che, di fatto, “copre solo quattro minerali e omette altre risorse, come il cobalto che può essere collegato a gravi violazioni dei diritti umani. Ora ci aspettiamo l’Unione europea rafforzi questa legislazione per renderla vincolante per un numero maggiore di imprese”.
Una volta che anche il Consiglio l’avrà approvato, l’accordo sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Gli obblighi di responsabilità si applicheranno dal 1° gennaio 2021 per dare tempo agli Stati membri di nominare le autorità competenti e agli importatori di acquisire familiarità con i loro nuovi obblighi.