(Rinnovabili.it) – Un danno economico che ammonta a circa 380 miliardi di dollari dovuto a milioni di persone costrette ad abbandonare il proprio territorio a causa di eventi climatici estremi. L’emergenza umanitaria dei migranti ambientali emerge dal dossier di Legambiente “Profughi ambientali: cambiamento climatico e migrazioni forzate”, presentato nell’ambito di Rio+20 affinché i riflettori internazionali vengano puntati su questa problematica. Uragani, tsunami, terremoti, alluvioni. Sono tanti gli eventi estremi che ogni anno costringono circa 6 milioni di persone a migrare in maniera forzata, una cifra che, secondo quanto stimato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR), al 2050 potrebbe arrivare fino a 200-250 milioni di unità. Si tratta di persone ad oggi prive di tutela giuridica in un terreno che non è per niente normato.
Come spiegato da Maurizio Gubbiotti direttamente da Rio de Janeiro, il problema delle migrazioni ambientali riguarda vari Stati: «Quelli colpiti direttamente dalle catastrofi, quelli che ospitano i migranti e quelli che in qualche modo provocano i cambiamenti climatici; per questo è importante facilitare la collaborazione tra le istituzioni e governi a livello internazionale, al fine di adottare misure di adattamento e mitigazione del rischio». Quello tra migrazioni forzate e cambiamenti climatici è un legame sempre più forte che, secondo gli studiosi, nella maggior parte dei casi dovuto a fattori antropici. Non indifferenti le perdite economiche a esso connesse: “se nel 1980 le stime delle perdite annuali ammontavano ad alcuni miliardi di dollari, nel 2011 hanno invece superato i 300 miliardi di dollari”.