Oxfam chiede che i migranti climatici vengano accolti e tutelati
(Rinnovabili.it) – Dal 2008 circa 26 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case ogni anno a causa dei disastri naturali. Lo annuncia una recente relazione di Oxfam, presentata alla COP 23 di Bonn e intitolata “Sradicati dal cambiamento climatico“, secondo cui nel 2016 le catastrofi hanno coinvolto 23,5 milioni di uomini, donne e bambini. Tuttavia, l’ONG vuole sottolineare che la cifra non tiene conto di tutte le persone sfollate a causa delle cosiddette catastrofi “lente”, come la siccità e l’aumento del livello del mare.
Se teniamo conto degli impatti progressivi dovuti anche a questi fattori, Oxfam ritiene che le persone nei paesi in via di sviluppo da considerarsi a rischio sono cinque volte più numerose di quelle che vivono nei paesi sviluppati, su cui pesa la maggior responsabilità del cambiamento climatico. Soltanto nelle Isole Fiji, che presiedono quest’anno la COP 23, contano 55 mila sfollati nel 2015 e la perdita del 20% dei raccolti a causa del ciclone Winston.
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Nell’Asia sud, le inondazioni causate dai monsoni hanno ucciso migliaia di persone e ne hanno costrette due milioni a spostarsi. L’uragano Irma, che ha flagellato i Caraibi nel mese di settembre, è stato il più forte mai abbattutosi sull’Atlantico settentrionale dagli anni ’80.
Il problema è che mancano i fondi per mitigazione e adattamento, sostiene Oxfam, e i paesi sviluppati devono assumersi la responsabilità di finanziare i paesi più vulnerabili. Questa COP probabilmente non risolverà il problema, rinviando ancora una volta un’urgenza scottante. Non bastano gli aiuti finora promessi ai paesi in difficoltà, ma nemmeno si mettono in piedi politiche di accoglienza delle persone sfollate dai disastri naturali.
I migranti climatici non godono infatti di tutela giuridica. La definizione di “rifugiato” (articolo 1 della Convenzione di Ginevra) include solo persone perseguite a causa della razza, della religione, della nazionalità o per le loro idee politiche. Invece Oxfam chiede di fare finalmente un passo avanti: assicurare la protezione internazionale ai migranti climatici a partire già dal prossimo Global Compact sulle migrazioni.