(Rinnovabili.it) – Chi si aspetterebbe di trovare una quantità di microplastiche in Antartico? Invece ci sono, e secondo l’analisi dell’Università di Hull insieme alla British Antarctic Survey, sarebbero 5 volte più del previsto. Ciò significa che all’estremo sud del pianeta non si accumulano soltanto i rifiuti prodotti da fonti locali, come stazioni di ricerca e navi, ma probabilmente vengono trasportate da altre parti di mare dalla corrente circumpolare antartica. A preoccupare gli scienziati è il crollo di una convinzione storica, e cioè che questa corrente fosse sostanzialmente impenetrabile da frammenti di materia. Fino a 500 kg di microplastiche derivanti da prodotti per la cura personale e 25,5 miliardi di fibre tessili entrano nell’Oceano Antartico ogni decennio, spiegano gli scienziati. Le cause sono il turismo, la pesca e le attività di ricerca scientifica.
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«Si pensa che l’Antartide sia un grande luogo isolato e incontaminato. L’ecosistema è molto fragile con balene, foche e pinguini che fanno del krill e di altri zooplancton una componente importante della loro dieta – ha detto Catherine Waller, autrice principale dello studio ed esperta in biologia marina della Hull University – La nostra ricerca mette in evidenza l’urgente necessità di uno sforzo coordinato per monitorare e valutare i livelli di microplastiche in tutto il continente antartico e nell’Oceano Meridionale».
Si tratta di particelle con diametro inferiore ai 5 mm, presenti in molti oggetti di uso quotidiano come dentifrici, shampoo, gel doccia e capi di abbigliamento. Questi oggetti, dannosi per la vita marina, possono formarsi anche a seguito della frammentazione di rifiuti plastici nelle acque. Il problema dell’inquinamento degli oceani sembra fuori controllo: basti pensare che una singola giacca in poliestere può rilasciare più di 1.900 fibre per lavaggio, mentre circa la metà dei rifiuti di plastica che galleggiano nei mari può degradarsi in minuscoli brandelli se esposto continuamente alle radiazioni ultraviolette. A questo va aggiunto che più della metà delle stazioni di ricerca in Antartide non posseggono sistemi di trattamento delle acque reflue, il che favorisce lo scarico di tali rifiuti nel mare.