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Tutti i metalli preziosi che stanno finendo

Elettronica di consumo, automotive, industria pesante: tutti dovranno presto fare i conti con il progressivo esaurimento dei metalli preziosi

Tutti i metalli preziosi che stanno finendo

 

(Rinnovabili.it) – Entro pochi decenni alcuni metalli preziosi utilizzati nei dispositivi tecnologici, dai pc agli smarphone, potrebbero diventare molto difficili da reperire. Lo evidenzia l’università di Yale, in uno studio appena pubblicato che mappa le criticità che dovranno affrontare tutti i 62 metalli presenti sulla tavola periodica degli elementi. La ricerca risponde a una serie di domande finora rimaste inevase, e fondamentali per mettere in campo ricerca e normative in grado di produrre al più presto pratiche alternative. Ad esempio nessuno aveva mai risposto a quesiti come:

 

– Quali materiali potrebbero diventare difficili da reperire nel prossimo futuro?

– Quali esigeranno il maggior costo ambientale?

– Quali non potranno essere in alcun modo sostituiti nei componenti di tecnologie oggi vitali per noi?

 

Tutte le insidie per i metalli preziosi

Tutti i metalli preziosi che stanno finendo1Le risposte sono molto interessanti. Molti dei metalli come zinco, rame e alluminio, non mostrano segni di vulnerabilità. Ma altri, fondamentali per la produzione di nuove tecnologie (smartphone, ottica a infrarossi, e strumenti di diagnostica per immagini) potrebbero essere più difficili da ottenere nei prossimi decenni. Lo spiega Thomas Graedel, professore di Ecologia Industriale presso la Yale School of Forestry & Environmental Studies, principale autore del rapporto: «Alcuni metalli che sono diventati imprescindibili per la tecnologia in questi ultimi 10-20 anni, sono disponibili quasi interamente come sottoprodotti. Non è possibile estrarli da soli: spesso si trovano solo in piccole quantità, vengono utilizzati per scopi particolari e non hanno sostituti. Il lavoro del team di Graedel si inserisce all’interno del rapporto quinquennale che Yale rilascia in merito alle criticità delle risorse metalliche planetarie rispetto all’aumento della domanda globale e alla crescente complessità dei prodotti moderni.

 

Secondo i ricercatori, la criticità non dipende solo dall’abbondanza geologica. Altri fattori importanti sono la possibilità di trovare alternative efficaci nei processi di produzione, il grado in cui i depositi di minerale sono geopoliticamente collocati, lo stato della tecnologia mineraria, la supervisione regolamentare, le instabilità politiche della regione e le politiche economiche.

Al fine di valutare lo stato di tutti i metalli, i ricercatori hanno sviluppato una metodologia che suddivide le criticità in tre aree: rischio di approvvigionamento, implicazioni ambientali e vulnerabilità alle restrizioni sull’approvvigionamento per decisioni umane.

 

Tutti i metalli preziosi che stanno finendo-

 

I risultati

Per gallio, selenio e altri metalli utilizzati nell’elettronica, il rischio di esaurimento è reale. Per elementi usati nelle leghe d’acciaio come cromo, niobio e tungsteno le problematiche vengono invece dalle restrizioni normative. L’estrazione di oro, mercurio e metalli del gruppo del platino, invece, presenta le maggiori implicazioni in termini ambientali.

Nel quadro entrano anche fattori geopolitici: la quasi totalità delle terre rare (90-95%) utilizzate nel mondo viene dalla Cina, mentre gran parte del tantalio reperibile, ampiamente utilizzato in elettronica viene dalla Repubblica democratica del Congo, devastata dalla guerra. Quanto all’indio, presente nei display di pc e smartphone, mancano dei sostituti adeguati. La soluzione è dunque riciclare.

 

I ricercatori hanno anche analizzato come i tassi di riciclo sono aumentati nel corso degli anni e la misura in cui i diversi settori sono in grado di utilizzare materie prime seconde. Alcuni materiali, come il piombo, godono di un alto tasso di riciclo perché tipicamente utilizzati su larghissima scala. Ma i materiali più rari, divenuti importantissimi nel settore dell’elettronica, sono più difficili da riciclare perché utilizzati in quantità minuscole in dispositivi costruiti con la tecnica nemica dell’economia circolare, ossia l’obsolescenza programmata.