Gli impianti di trattamento delle acque reflue negli Stati Uniti sono un ricettacolo di metalli preziosi: oro, argento, rame, palladio e vanadio. Passano tutti per il nostro corpo
(Rinnovabili.it) – Oro, argento, rame, metalli preziosi come il palladio e il vanadio, usati nell’elettronica. Una montagna di denaro nascosta nella rete fognaria degli Stati Uniti. Non erano in molti a sapere che le acque reflue celano guadagni insospettabili, tanto da far tornare di volata i cercatori d’oro che si spaccano la schiena curvi sui fiumi della California.
I più ricchi bottini provengono dunque dai nostri escrementi e Kathleen Smith, dell’Agenzia per la Sorveglianza geologica degli Stati Uniti (Usgs), ha proposto di recuperarli. Lo ha detto all’apertura del meeting della Società Americana di Chimica (Acs), in svolgimento a Denver, sostenendo che questo prezioso contenuto, se riscattato, presenta un doppio vantaggio: il secondo utilizzo dei metalli preziosi e il rispetto dell’ambiente, evitandone la dispersione.
«Ci sono i metalli ovunque – ha spiegato Smith – nei prodotti per la cura dei capelli, nei detergenti. Nanoparticelle sono inserite anche nei calzini, per evitare i cattivi odori».
Una vera miniera d’oro, che tuttavia è talmente diffusa in tanti prodotti da finire costantemente dilapidata attraverso gli scarichi domestici. Di qui, la polvere metallica viene trasportata per le condutture fognarie, e finisce la sua corsa negli impianti di trattamento delle acque reflue. Chi pulisce i filtri dei depuratori trova tesori accumulati fra tutti gli scarti. Questi materiali vengono poi trattati e possono essere usati per la concimazione dei terreni, oppure essere destinati all’incenerimento.
«Se riuscissimo a sbarazzarci dei metalli che limitano l’uso di questi rifiuti come fertilizzanti, e allo stesso tempo a recuperare quelli preziosi, avremmo conseguito una doppia vittoria», ha aggiunto Kathleen Smith. Se si pensa che Yale ha appena pubblicato un funesto report che indica quanto i metalli preziosi diverranno costosi e rari nel prossimo futuro, è opportuno prendere in considerazione l’idea della Smith. Partendo da questa idea, i ricercatori hanno svolto indagini sui materiali raccolti negli impianti di depurazione delle acque di diverse città americane. Così facendo, hanno scoperto che al loro interno si nascondono montagne di metalli preziosi. E quando parlano di miniere, non si tratta di un’iperbole. I livelli sono tali che oro, argento, rame, palladio e vanadio potrebbero essere raccolti senza grandi difficoltà utilizzando le attuali tecniche industriali di estrazione mineraria. L’unico dubbio che resta è: quanto dobbiamo vantarci di ingerire una simile quantità di metallo? Sarà certo un bel business per il settore del riciclo, ma è poi così sano inserire nell’organismo umano tutti questi elementi?