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Mediterraneo da scoprire: salpa Urania

Mediterraneo da scoprire: salpa Urania (Cnr)(Rinnovabili.it) – Si chiama Urania ed è la nave del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) che questa mattina è salpata da Civitavecchia per perlustrare il Mediterraneo occidentale con un obiettivo ben preciso: raccogliere dati di ottica marina in situ per calibrare al meglio i parametri satellitari. I parametri fisici e biologici forniti dai satelliti, infatti, derivano da algoritmi generati attraverso dati reali; più dati ci saranno a disposizione e più i satelliti potranno garantire rilevazioni precise sullo stato dei mari. La campagna oceanografica è coordinata dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr e si avvale di numerose collaborazioni, tra cui il Joint Research Center, l’ENEA, la Stazione zoologica “A. Dohrn” e l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Sette i mari interessati (Mar Ligure, Mare di Corsica, Mare di Sardegna, Mediterraneo occidentale, Mediterraneo occidentale Sett. Baleari, Tirreno centrale, Tirreno settentrionale) in un percorso che inizierà e si concluderà proprio nel porto laziale, passando per le Bocche di Bonifacio, il Mare di Alboran, le Baleari, il Golfo del Leone e il Canale di Corsica.

 

Non è la prima volta che l’Istituto conduce missioni di questo tipo, ma oggi all’acquisizione di dati per la messa a punto di algoritmi ad hoc per la clorofilla e la produzione primaria nel Mediterraneo, effettuata in passato, si aggiunge l’ampliamento del dataset in situ per la validazione degli algoritmi e dei prodotti satellitari da essi derivati e l’acquisizione delle proprietà ottiche della colonna d’acqua, in vista dello sviluppo di nuovi algoritmi e prodotti satellitari. A spiegarci gli obiettivi specifici, le modalità operative e l’importanza che una simile campagna riveste nel panorama scientifico internazionale è Francesco Bignami, il capo missione dell’Isac – Cnr.

 

“Al passaggio del satellite – spiega – confronteremo la situazione reale in mare. Accoppiando matematicamente i dati “catturati” dal satellite con quelli presi in situ, potremo elaborare algoritmi matematici con cui avere dal satellite il parametro misurato sul campo. Rilevazioni satellitari più precise consentono di mappare la situazione biologica marina senza dover necessariamente andare in mare, con ingenti vantaggi: la copertura effettuata da una nave non sarà mai equiparabile a quella fornita da un satellite, che in un minuto riesce a coprire una fascia larga 2.000-3.000 chilometri dalla Francia fino all’Africa”.

 

I dati rilevati, ha chiarito Bignami, sono quelli dello stato del mare in senso fisico:

 

“Ai profili orizzontali di temperatura, salinità, corrente, ossigeno disciolto, clorofilla e torbidità, si aggiungono anche profili verticali della sostanza gialla, prodotto della degenerazione organica degli organismi, e del particolato totale sospeso. Tutti questi parametri verranno poi integrati in modellistiche e studi matematici, per poter essenzialmente descrivere lo stato del mare in senso ecologico, e inseriti in modelli numerici per poter predire lo stato del mare. Operazioni simili, praticamente, a quelle condotte per le previsioni meteo, che tornano utili anche ai decisori che, per esempio, debbano esprimersi su un fermo pesca o prevedere se un’acquacoltura verrà o meno investita da qualche alga tossica, o a chi si ritrovi a fare studi climatici specifici, come quelli sull’aumento di temperatura o lo sbiancamento dei coralli”.

 

La strumentazione a bordo di Urania è composta essenzialmente da sonde, sistemi GPS, termometri, carte elettroniche, multi campionatori, freezer e frigoriferi, oltre a veri e propri laboratori chimici, fisici e radioattivi.

 

La nave Urania del Cnr.“Per profilare verticalmente la colonna d’acqua – precisa Bignami – caleremo in mare delle sonde dotate di sensori elettronici. Una di queste ha alla base una serie di cilindri di plastica che da bordo, attraverso un comando computerizzato, possono essere chiusi a quote diverse durante la risalita, per intrappolare e successivamente analizzare l’acqua a profondità scelte”.

 

Per avere una massima qualità dei dati, l’Isac lavora in tandem con i colleghi del Joint Research Center europeo dell’ISPRA, con i quali ha avviato una buona e sana collaborazione.

 

“Con loro vengono messe a mare un profilatore spettrale di luce in acqua, che raccoglie la luce che entra in acqua a varie profondità compresa quella in superficie, e uno strumento che invece fornisce le proprietà ottiche della colonna d’acqua. La luce è la base della fotosintesi clorofilliana: l’abbondanza o la scarsità di luce in acqua ci interessa molto per capire come si comporta l’ecosistema fitoalgale, cioè il fitoplancton che sta alla base della catena alimentare”.

 

L’osservazione del mare dalla spazio ha cambiato profondamente l’oceanografia negli ultimi 20 anni: lo sviluppo di sensori sempre più avanzati e un numero sempre maggiore di parametri hanno permesso un’osservazione continuativa della superficie marina da satellite di importanza strategica per monitorare e prevedere lo stato dell’ambiente marino. La comunità scientifica internazionale si sta infatti concentrando sull’integrazione delle osservazioni satellitari, dei dati in situ e dei modelli numerici per l’osservazione e la previsione marina, con l’obiettivo di arrivare a una corretta gestione delle emergenze e delle scelte strategiche gestionali relative al mare. Ciò consente di approfondire le conoscenze su molti aspetti dell’ecosistema marino, come le interazioni aria – mare e la circolazione marina, che hanno un ruolo fondamentale nel determinare la produttività primaria e secondaria, il ciclo globale del carbonio e le possibili ricadute sul clima e sulla disponibilità delle risorse naturali.

 

“Tutte le attività di oceanografia scientifica – conclude Bignami – riescono a interconnettere il know how in materia a livello mondiale. Noi siamo un ausilio tecnico che va verso la risoluzione di grandi quesiti nel tentativo umano di arrivare a una sostenibilità e un monitoraggio serio dell’ambiente, che possa sventare per tempo qualsiasi pericolo”.

 

La campagna oceanografica condotta dall’Isac Cnr si concluderà il prossimo 29 aprile, con il ritorno di Urania al porto di Civitavecchia. Il datset che l’Istituto è riuscito a creare con le misure acquisite fino a oggi rappresenta un riferimento unico sulle caratteristiche bio-ottiche del Mar Mediterraneo.

 

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