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Maui, vittoria no OGM: si ritira il giudice amico di Monsanto

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(Rinnovabili.it) – Maui ha vinto, Monsanto ha perso. Le grida di giubilo sono condensate in una dichiarazione di un avvocato che ha preso le difese del movimento Shaka, formato da attivisti anti OGM dell’isola nelle Hawaii. La causa, finita davanti alla corte federale, era stata promossa dai colossi Monsanto e Dow contro una moratoria votata democraticamente dai residenti della contea di Maui il 4 novembre scorso.

 

L’oggetto del contendere era un cavillo legale: solo gli Stati, e non le contee, possono vietare gli OGM, e le leggi provinciali devono sottostare a quelle dello Stato. È più o meno quello che ha detto il giudice Barry Curren, quando stava per occuparsi del caso. Ma poi ha deciso di lasciare le carte  in mano al suo superiore, Susan Oki Molloway. Perché? Il motivo è stato una pressione pubblica inaspettata, che ha fatto venir fuori le molte ombre sulla sua condotta.

La moglie era infatti legata a un gruppo ambientalista miliardario, The Nature Conservancy (TNC). Questo rilasciava marchi di qualità basandosi non tanto sull’accuratezza dei controlli, quanto piuttosto sulle dimensioni del portafogli del richiedente. Così Monsanto, Dow, Coca Cola e altri grandi produttori hanno ottenuto i marchi TNC. Difficile che il giudice Kurren si mettesse contro quegli stessi produttori, e la gente di Maui lo sapeva. Così lo ha esposto al pubblico ludibrio, togliendoselo dai piedi. Una vittoria, appunto, come ha dichiarato il loro avvocato.

 

La presenza di un giudice senza rapporti finanziari con Monsanto e Dow Chemical potrebbe avere enormi implicazioni per l’introduzione del divieto di OGM, e condurre Maui ad una vittoria contro Monsanto. La sentenza potrebbe consentire alla contea di Maui di gestire autonomamente la legislazione sul tema. Se così sarà, il divieto votato democraticamente non sarà più contestabile, e solo il Consiglio della contea di Maui sarà in grado di revocarlo.

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