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La mappa delle materie prime critiche in Italia

Materie prime critiche: la mappa delle risorse in Italia
via depositphotos.com

Dal litio geotermico al cobalto alle terre rare, dove si trovano le materie prime critiche in Italia

Oggi l’Italia estrae solo 2 delle 34 materie prime critiche individuate dall’UE: feldspato e fluorite. Ma il potenziale del Belpaese è più vasto. Una ricognizione delle miniere attive in passato, dei permessi di ricerca in corso e delle ricerche recenti, mostra che lungo la penisola sono presenti, tra gli altri, depositi sfruttabili di litio, rame, tungsteno, colbalto, titanio, bauxiti e altri critical raw materials, minerali strategici per la transizione.

La valutazione arriva dall’Ispra, che ha presentato di recente il database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale e Ambientale), aggiornato con fondi del Piano Nazionale PNRR. La banca dati è il punto di partenza per l’elaborazione del programma minerario nazionale: la rivalutazione delle potenzialità del sottosuolo italiano, soprattutto rispetto ai minerali più preziosi per la transizione.

A sua volta, il rilancio dell’industria estrattiva in Italia discende dal Critical Raw Materials europeo. Il provvedimento, entrato in vigore quest’anno, fissa nuove regole per incrementare le capacità nazionali di materie prime critiche lungo la catena di approvvigionamento. Oltre a prevedere una procedura di autorizzazione rapida e semplificata per i progetti di estrazione strategici, da gestire attraverso un unico punto di contatto nazionale, stabilisce precisi parametri di riferimento per estrazione, trasformazione riciclo e import e richiede un’analisi dei rischi legati a possibili dipendenze, piani di esplorazione degli Stati membri, maggiori investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nelle competenze.

Le materie prime critiche in Italia: quali e dove

Delle 76 miniere attive oggi nel paese sono 22 quelle che estraggono materie prime critiche. In larga parte (20 su 22) feldspato, un minerale impiegato per la produzione di ceramica, e fluorite nei comuni di Bracciano e Silius. La miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna), che rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione, rappresenterà una delle più importanti d’Europa. Ma sempre sulla fluorite, che ha un largo uso nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione, l’Italia ha un buon potenziale. In passato erano attive altre 91 miniere tra bergamasco, bresciano e l’area del Trentino, sottolinea l’Ispra, che oggi andrebbero rivalutate considerando che i prezzi del minerale sono quadruplicati dal 1990 a oggi.

C’è poi il capitolo del litio, dove l’Italia può contare su “quantitativi importanti” in forma di litio geotermico nell’area tra Toscana, Lazio e Campania. Il rame è concentrato tra Appennino ligure-emiliano, Alpi occidentali, Trentino, Carnia e Sardegna. Il manganese è localizzato tra Liguria e Toscana, il tungsteno soprattutto in Calabria (nel cosentino e nel reggino), nella Sardegna orientale e settentrionale e nelle alpi centro-orientali, spesso associato a piombo-zinco. Tra Sardegna e Piemonte è documentato il cobalto, con il deposito di Punta Corna (nel torinese) che è ritenuto di strategica importanza europea. Magnesite e sali magnesiaci sono distribuiti tra Toscana e Prealpi venete.

Sul fronte del titanio, la mappa delle materie prime critiche evidenzia il noto sito presso Savona, uno dei maggiori al mondo, con molte problematiche ambientali legate all’estrazione. Modesti, invece, i quantitativi di bauxiti, Tra l’appennino centrale, Puglia e la miniera inattiva di Olmedo in Sardegna. Qui, così come nei depositi di fluorite, sono probabilmente presenti quantitativi sfruttabili di terre rare. Celestina, il principale minerale dello stronzio, è presente nelle solfatare siciliane, soprattutto nel nisseno, mentre depositi di barite sono localizzati nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino. Infine, la grafite è concentrata nel torinese, nel savonese e nella Sila.

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