(Rinnovabili.it) – Manca solo il voto finale del Senato perché il fracking sia bandito da tutto il territorio del Maryland. Il piccolo Stato della costa est degli Usa si aggiungerebbe così a New York e Vermont, dove la tecnica della fratturazione idraulica è già vietata per legge. La svolta è arrivata ieri con il voto in commissione ambiente del Senato, dove la proposta è stata approvata con 8 pareri favorevoli e 3 contrari. La scorsa settimana anche il governatore del Maryland, il repubblicano Larry Hogan, si era espresso a sorpresa a favore del bando.
Con l’endorsement di Hogan la strada appare tutta in discesa. Alla Camera il provvedimento era passato con una super maggioranza di 97 a 40, abbastanza larga per evitare che il governatore ponesse il veto. Ma in Senato i numeri sono diversi: i democratici, che pure hanno conquistato la maggior parte dei seggi, hanno un margine risicato. Per questo i rappresentanti del partito dell’Asinello erano più inclini a proporre un referendum popolare sul fracking da tenersi nel 2018, sperando di strappare il consenso dei repubblicani, invece di rischiare di chiedere troppo con il bando totale e trovarsi poi a mani vuote.
Adesso che è chiaro che Hogan non apporrà il veto, anche il passaggio in Senato dovrebbe svolgersi senza problemi. “I possibili rischi ambientali del fracking semplicemente sopravanzano qualsiasi potenziale beneficio”, ha spiegato il governatore in conferenza stampa. Secondo Mike Tidwell, direttore del Chesapeake Climate Action Network, la decisione del governatore “manda un messaggio a West Virginia, Virginia, California e Ohio, che hanno costatato gli impatti negativi del fracking”.
Il Maryland ha istituito una moratoria biennale sulla concessione di permessi per il fracking in scadenza il prossimo ottobre, da cui deriva l’urgenza di compiere altri passi. La parte più occidentale dello Stato si trova sopra alla formazione Marcellus, un enorme bacino di shale gas il cui sfruttamento, permesso ad esempio in West Virginia e Pennsylvania, negli ultimi anni ha permesso agli Usa di raggiungere l’autosufficienza energetica. La tecnica della fratturazione idraulica, però, ha enormi ricadute sull’ambiente come dimostra il caso dell’Oklahoma, dove in appena due anni si è verificato un numero di terremoti pari a tutti quelli del millennio precedente. Inoltre lo smaltimento dei reflui del fracking, che contengono sostanze chimiche tossiche, rischia di inquinare le falde acquifere.