Rinnovabili

Martina: le virtù green dell’EXPO 2015

di Mauro Spagnolo

La grande macchina organizzativa dell’Expo Milano 2015 è lanciata alla massima velocità.

Una realtà di successo e di eccellenza che risulta in piena controtendenza in un Paese dilaniato dallo squallore delle faide politiche e dalla rigidità delle misure di contenimento economico. Interessante anche l’approccio ai grandi temi ambientali che emergono sempre di più dai programmi dell’evento.

Ne parliamo con chi ha ricevuto la delega a gestire l’intera operazione direttamente dalla Presidenza del Consiglio.

Mauro Spagnolo: sottosegretario Martina, l’EXPO 2015 appare come una straordinaria occasione del nostro sistema paese.
La conferma arriva proprio dai numeri: 1 miliardo e 300 milioni stanziati con investimenti pubblici, più di 130 paesi aderenti, centinaia di realtà coinvolte, insomma, a giudizio di chi è a capo della macchina organizzativa dell’evento, sarà effettivamente un “volano per la nostra economia” o ci sono rischi concreti di insuccesso?

Maurizio Martina: Ogni giorno che passa mi conferma che l’EXPO Milano 2015 sarà per tutta l’italia una grande occasione.

Avevamo come obiettivo quello di raccogliere le adesioni di 130 paesi e siamo oggi alla soglia dei 140. Dovevamo pareggiare gli investimenti pubblici, che sono stati stanziati per l’esposizione, con analoghi investimenti privati e stranieri e siamo arrivati anche lì all’obiettivo: siamo già ad un miliardo di euro di investimenti da paesi stranieri e ad oltre 300 milioni di investimenti da parte di imprese private.

Siamo di fronte ad una grande occasione dal punto di vista economico in quanto l’EXPO 2015 può essere davvero un evento che nei sei mesi di aperture, ma già nel periodo di preparazione, potrà riverberare sul territorio opportunità e strumenti di crescita.  Sappiamo però che c’è ancora molto da fare ed è per questo che non ci adagiamo sugli obiettivi raggiunti, ma continuamo a lavorare con grandissimo impegno per preparare al meglio l’Italia a questo appuntamento.

MS: I grandi temi dell’Expo 2015 riguardano la sicurezza alimentare e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo sostenibile sul territorio. Anzi temi della sostenibilità alimentare sono spesso interdipendenti da quelli della sostenibilità ambientale. Quanto queste due sfere saranno influenzate l’una dall’altra nell’ambito dell’EXPO 2015?

MM: La sostenibilità ambientale rappresenta un tema basilare dell’EXPO 2015 palesato già nel suo titolo “Nutrire il Pianeta- Energie per la Vita”.

Nelle “energie per la vita”, infatti, viene riposta la grande questione della sostenibilità ambientale e la ricerca di un nuovo modello di sviluppo da porre alla base della sfida alimentare globale. Per noi, insomma, il grande tema ambientale è uno dei contenuti forti dell’Esposizione di Milano 2015. Da questa consapevolezza deriva anche una sensibilità che sta indirizzando la società di gestione, e il Commissario Unico Beppe Sala, a porre i valori ambientali alla base anche nell’oganizzazione logistica e funzionale dell’evento. Sono convinto che oggi la grande questione ambientale non sia solo una componente del tema alimentare,  ma la premessa di ogni analisi per individuare nuovi e futuri modelli di sviluppo.

MS: Parliamo di agroenergia. Qual’è il suo parere sul difficile rapporto tra rinnovabili ed agricoltura?

MM: Come tutte le innovazioni c’è bisogno di individuare nuovi punti di equilibrio, partendo dalla considerazione che su questo tema i cambiamenti sono stati estremamente repentini, cambiamenti che hanno aperto questioni che probabilmente nessuno era pronto ad affrontare. Basti pensare che  appena 5 o 6 anni fa avevamo di fronte uno scenario completamente diverso rispetto da quello di oggi. Credo quindi che le istituzioni debbano porsi l’obiettivo di garantire un rapporto equilibrato tra produzione di energia e territorio e, in particolare, agricoltura.  Abbiamo preso atto del fatto che, in alcuni casi, non si sono garantiti i necessari equilibri tra la generazione di energia da fonti rinnovabili e la tutela del territorio e di conseguenza alcuni contesti ambientali sono stati stressati dalla presenza di generatori, anche rinnovabili. Mi riferisco ad esempio a quelle aree in cui l’istallazione di moduli fotovoltaici sul suolo hanno creato problemi oggettivi. Non possiamo certo disconoscere la grande potenzialità dello sviluppo di alcune tecnologie, ma abbiamo il compito di garantire, in quanto istituzioni pubbliche, equilibrio e sostenibilità, anche se si tratta di rinnovabili. Per questo siamo costantemente alla ricerca di un punto di equilibrio e di modelli virtuosi.

MS: Sempre più spesso si associa il tema della qualità dei prodotti agricoli e dell’allevamento zootecnico con la possibilità di produrre energia da fonte rinnovabile, o di utilizzare metodiche sul risparmio energetico. Esistono in Italia modelli di fattoria ecosostenibile che abbattano le emissioni e prevedano cicli produttivi realmente biologici?

MM: Nel nostro Paese ho conosciuto di persona realtà agricole straordinarie, esperienze avanzate dell’agro-alimentare nazionale che ogni giorno cercano di individuare un nesso sempre più efficiente e virtuoso tra innovazione energetica e produzione agricola. Abbiamo fortunatamente ottime esperienze da prendere come esempio per individuare buone pratiche, ma come Ministero dobbiamo porci l’obiettivo di aiutare queste realtà a migliorare l’accesso agli aiuti e agli strumenti di sostegno economico-finanziario,  stimolando specialmente la loro capacità di innovare.

Questo è sicuramente un obiettivo primario che dobbiamo porci e credo che, a questo fine,  dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione come, ad esempio, i fondi europei che potremmo sfruttare meglio.

MS: Possiamo quindi affermare che la risoluzione del problema sul rapporto tra rinnovabili ed agricoltura potrebbe essere un obiettivo importante dell’attuale governo?

MM: Penso proprio di sì. Sono convinto che anche nella gestione della nuova politica comunitaria,  che l’Italia dovrà mettere a punto da qui a luglio, esistano ampi  spazi per rafforzare questa capacità d’azione. Ovviamente tutto ciò va sviluppato di concerto con le regioni e utilizzando alcuni strumenti che la politica ci consegna. Insomma sono convinto che una della nostre frontiere più interessanti sia proprio questa: facilitare e ottimizzare il rapporto tra produzione agricola ed innovazione energetica.

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