Sempre più probabile il verificarsi di tornado intensi nei mari italiani
(Rinnovabili.it) – Cosa hanno in comune la tempesta Xynthia del 2010, l’uragano Sandy del 2012 e le precipitazioni estreme che hanno colpito le zone intorno al Mar Nero nello stesso anno? Che in tutti e tre i casi, l’intensità del fenomeno è stata collegata al riscaldamento delle acque marine superficiali. Da questa catena causa-effetto non è al riparo neppure il Mar Mediterraneo, regolarmente colpito da gravi eventi convettivi, spesso di limitata prevedibilità. E più il bacino diverrà caldo a causa dell’avanzare del global warming, più probabile sarà il verificarsi di violenti tornado e trombe marine nei mari italiani.
Una nuova ricerca firmata da Enea e CNR ha indagato sullo stretto rapporto tra eventi meteorologici estremi nel Mediterraneo e l’innalzamento della temperatura superficiale delle acque. Lo studio è partito dal tornado abbattutosi su Taranto nel novembre del 2012, quando venti sopra i 200 km/h lasciarono dietro di loro una devastazione senza precedenti nella zona, con un uomo disperso e 38 feriti. Allora la temperatura in superficie del mar Ionio risultava superiore di 1°C rispetto alla media del periodo.
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Spiega Vincenzo Motola, ricercatore ENEA e co-autore dello studio “I tornado violenti sono generati da celle temporalesche, chiamate supercelle, che si formano solo in determinate condizioni meteorologiche. Attraverso un esperimento modellistico abbiamo dimostrato che 1 C° di variazione di temperatura è stato determinante per formare la supercella, quindi il tornado”. L’analisi di questo evento specifico suggerisce che, in condizioni ambientali simili, un’anomalia nella temperatura delle acque superficiali, sia dovuto a un fenomeno locale o un riscaldamento più generale associato al cambiamento climatico, può favorire e intensificare le supercelle nei mari italiani. “Infatti – prosegue Motola – aumentando la temperatura del mare cresce anche la sua energia, che viene ‘ceduta’ alla supercella. Tuttavia, la proporzionalità tra il calore del mare e l’intensità del tornado non è lineare. Questo vuol dire che, superata una certa temperatura, la violenza di questi fenomeni aumenta in maniera più che proporzionale”. La ricerca, pubblicata in questi giorni sulla Scientific Report di Nature, ha portato alla produzione di una mappa capace di visualizzare geograficamente il fenomeno ed evidenziare il ruolo dell’orografia nello sviluppo del tornado. Nel caso del tornado del 2012, ad esempio, i monti della Sila, hanno contribuito a creare le condizioni eoliche per la formazione del fenomeno violento.