Ricercatori da cinque nazioni hanno lavorato sei anni per giungere ad una mappatura completa della plastica che inquina gli oceani. Ma il trend crescerà ancora
(Rinnovabili.it) – Più di 5.000 miliardi pezzi di plastica, del peso di circa 269.000 tonnellate, galleggiano negli oceani di tutto il mondo, causando danni al’intera catena alimentare. Lo rivela una nuova ricerca condotta da scienziati provenienti da Stati Uniti, Francia, Cile, Australia e Nuova Zelanda. Si tratta per la maggior parte di microplastiche, dell’ordine dei 5 millimetri. Il volume degli ammassi di plastica, in gran parte derivanti da prodotti di confezionamento di cibo, bevande e abbigliamento, è stato calcolato con i dati raccolti durante 24 spedizioni condotte in un periodo di sei anni fino al 2013. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Plos One, ed è la prima ad aver mappato tutto il volume della plastica sversata negli oceani. Il fenomeno ha diverse ricadute sulla fauna: le foche muoiono soffocate dopo aver ingoiato i rifiuti, mentre i pesci ingeriscono pezzetti più piccoli che entrano nella catena alimentare di molte altre specie. Un problema piuttosto grave, data l’abbondanza di prodotti chimici presenti nelle materie plastiche. Inoltre, questo materiale è in grado di attirare altri inquinanti quando si trova nell’ambiente marino.
«Abbiamo visto tartarughe che mangiavano borse di plastica e pesci che avevano ingerito la lenza – ha detto Julia Reisser, ricercatore presso l’Università del Western Australia – Ma ci sono anche gli impatti chimici. Quando la plastica finisce in acqua agisce come un magnete per gli inquinanti oleosi».
I ricercatori hanno raccolto i frammenti di plastica più piccoli con delle reti, mentre quelli più grandi sono stati osservati dalle barche. La mappatura ha interessato le zone del Pacifico settentrionale e meridionale, l’oceano Atlantico e l’oceano Indiano, la costa dell’Australia e del Golfo del Bengala. L’immensa distesa di plastica, del peso di 268.940 tonnellate, include qualsiasi cosa, dai sacchetti ai detriti, fino agli attrezzi da pesca.
Gran parte di questa spazzatura, sversata da ogni angolo del mondo, si accumula in cinque grandi spirali oceaniche, grazie a correnti circolari che concentrano le plastiche in alcune zone. Ogni oceano ha la sua spirale, tra le quali spicca il ben noto “Great Pacific Garbage Patch”, isola di plastica che si estende su una superficie delle dimensioni del Texas.
La tendenza, anche adesso che sono note le dimensioni del fenomeno, è destinata a non cambiare. I ricercatori prevedono che il volume aumenterà a causa della crescente produzione di plastica usa e getta. Solo il 5% della plastica attualmente viene infatti riciclato nel mondo.