Una delle principali catene di supermarket malesi ritirerà tutti i prodotti "palm oil free" dai propri scaffali per tutelare in patria l'immagine del contestato ingrediente.
L’olio di palma è al centro delle attenzioni internazionali sia per i suoi usi alimentari che per la produzione di biodiesel
(Rinnovabili.it) – La più grande catena di supermercati malese, Mydin, ha annunciato che rimuoverà dai propri punti vendita tutti i prodotti recanti sulla confezione la dicitura “senza olio di palma” (palm oil free): la scelta, in aperto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo, è stata fatta per tutelare almeno in patria l’immagine dell’olio di palma, di cui la Malesia, insieme all’Indonesia, produce l’85% delle scorte mondiali.
“Dobbiamo sostenere l’olio di palma, ma dobbiamo anche assicurarci di contrastare i messaggi subliminali, gli esercizi di marketing e di branding che in molti fanno per suggerire ai clienti di non consumare olio di palma – ha spiegato Ameer Ali Mydin, manager della Mydin Mohamed Holdings Bhd, la società che gestisce la catena di supermercati in questione – Etichettando un prodotto come senza olio di palma, in realtà si suggerisce alle persone che l’olio di palma fa male”.
La mossa della Mydin segue quanto già fatto dalla vicina Indonesia, dove lo scorso mese, l’amministrazione della capitale Giacarta ha imposto a diversi punti vendita della città di rimuovere i prodotti senza olio di palma.
Il ministro dell’Industria malese Teresa Kok ha accolto con favore la scelta della catena Mydin e ha auspicato che altri punti vendita seguano la stessa linea.
Il commercio di olio di palma è al centro dell’attenzione pubblica ormai da diversi anni. Negli scorsi mesi, le associazioni ambientaliste hanno sottolineato l’impatto devastante sulla biodiversità dei luoghi di origine causato dalla crescente domanda internazionale di olio di palma: per convertire ampi territori a coltivazioni di olio di palma, infatti, i contadini malesi e indonesiani sono costretti a disboscare (spesso tramite incendi controllati) enormi porzioni di foresta pluviale, causando la perdita di habitat per centinaia di specie animali, tra cui grandi mammiferi come oranghi e leopardi.
Spinta dalle pressioni delle sigle ambientaliste e dall’opinione pubblica, la Commissione europea ha recentemente approvato i nuovi criteri per la produzione di biodiesel sostenibile decretando il graduale abbandono dell’olio di palma (ampiamente utilizzato nella realizzazione di biocarburanti) entro il 2030, seppur con notevoli concessioni.
In risposta alla messa al bando dell’Ue, l’Indonesia ha presentato un ricorso alla World Trade Organization per contestare l’utilizzo dei criteri ILUC come discriminante nella classificazione di sostenibilità per la coltura di palme da olio, mentre la Malesia ha annunciato dazi e restrizioni nelle importazioni dalla Francia rea di aver programmato l’abbandono dell’olio di palma già nel 2020.
Una guerra senza confini che spazia su diversi fronti: dal commercio internazionale alle lotte per l’ambiente e che approda sempre più aggressiva anche sugli scaffali dei supermercati.