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In Lussemburgo 3.415 euro a persona in sussidi alle fossili

Non intende tagliare i sussidi alle fossili, e neppure abbattere le emissioni. Ma rappresenterà tutta l’Unione europea al tavolo della COP 21

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(Rinnovabili.it) – Il Lussemburgo è sotto il fuoco di fila della critica perché è il Paese con il più alto livello pro capite di sussidi alle fossili in Europa. Come presidente di turno dell’Unione europea e depositario del mandato negoziale da far valere alla COP 21 di Parigi, non è certo un bel biglietto da visita.

In Lussemburgo, 3.415 euro a persona ogni anno vanno a gonfiare le tasche dei produttori di petrolio, gas e carbone. La cifra è quasi 1.000 euro più alta rispetto alla Bulgaria, detentrice del secondo posto con 2.470 euro. I numeri li ha pubblicati il Fondo monetario internazionale (Fmi), in uno studio che non ha fatto piacere al ministero dell’Ambiente lussemburghese. Anche perché ha espresso un giudizio pesante, accusando il Paese di non avere un sistema di tassazione efficiente dei sussidi alle fossili, che non dissuade l’industria dallo spandere in atmosfera quantità di gas serra che accelerano il riscaldamento globale.

 

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Secondo la Commissione europea, inoltre, sarebbe lo Stato che registra le peggiori performance sulle emissioni di carbonio. Invece di puntare ad un obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020, il Lussemburgo è sulla strada di un aumento del 3%. La quota maggiore di sovvenzioni, scrive il Fmi, è da ricercare nelle basse imposte sul carburante: questo provoca un turismo di massa dai Paesi vicini per fare il pieno a buon mercato. Un tale aumento del traffico incide pesantemente sul maggiore inquinamento. Molte rotte dell’autotrasporto utilizzano il Lussemburgo come meta di transito, perché permette di incamerare carburante risparmiando denaro.

A detta della ONG Green Budget Europe, il governo non tassa il carbone, applica degli oneri solo sul 40% dell’uso di gas naturale e sconta pesantemente il gpl.

 

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Carole Dieschbourg, ministra dell’Ambiente del Lussemburgo

Le organizzazioni non governative, impegnate nel tentativo di fare pressione sui negoziatori che il 30 novembre si raduneranno a Parigi per la conferenza ONU sul clima, tentano di ottenere un accordo basato sullo spostamento del carico fiscale dal lavoro all’inquinatore. Per mantenere credibilità, si chiede al Lussemburgo di tagliare i sussidi ai combustibili fossili prima dell’inizio delle trattative. Ma il governo non ci pensa nemmeno, affermando di avere tutte le carte in regola per portare a termine con successo la COP 21: «Il governo si farà carico delle proprie responsabilità in sede di attuazione del risultato di Parigi – ha detto un portavoce del ministero dell’Ambiente – Vale la pena ricordare che un precedente importante sviluppo nella politica internazionale sul clima, il Protocollo di Kyoto, è stato raggiunto in un momento in cui il Lussemburgo stava assumendo la presidenza del Consiglio dell’Unione europea».

Secondo l’Università di Oxford, dal 1980 al 2010, i sussidi ai combustibili fossili si sono resi responsabili del 25% delle emissioni inquinanti generate da 170 Paesi. Ieri l’OCSE ha dichiarato che vi è ampio margine per tagliare gli incentivi, diretti o indiretti, alle fonti di energia più climalteranti.