Le lobby dell'industria possono inquinare i negoziati sul clima che iniziano a Bonn la prossima settimana. Le ONG chiedono una policy sul conflitto di interessi
La Convenzione ONU sul clima deve regolare il conflitto di interessi
(Rinnovabili.it) – A meno da una settimana dall’avvio dei negoziati sul clima della COP 23, un gruppo di organizzazioni non governative lancia l’allarme sul possibile “inquinamento” delle trattative da parte delle lobby industriali. Il loro rapporto, intitolato “Polluting Paris“, evidenzia come gli interessi delle grandi aziende legate ai combustibili fossili e all’agricoltura intensiva possono, ancora una volta, rallentare l’implementazione dell’accordo di Parigi.
I lobbisti hanno infatti ottenuto un accesso privilegiato ai negoziati, con l’intenzione di indirizzarne i risultati. Gli esempi sono diversi: alcune aziende sponsorizzeranno eventi a latere dei colloqui climatici (side events), altre ospitano nel loro cda le stesse persone che siedono al tavolo della COP come negoziatori per conto di uno stato.
Il Climate Technology Network dell’UNFCCC, che ha un ruolo di consulenza sulle strategie di sviluppo e trasferimento delle tecnologie verdi nei paesi poveri, include un membro dell’Associazione mondiale del carbone e ha ospitato manager di Shell e EDF. Grandi soggetti dell’agroindustria come Monsanto hanno coadiuvato il gruppo di lavoro “Climate-Smart Agriculture”.
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La relazione sostiene che, a seguito dell’influenza aziendale, i risultati dei negoziati finora hanno favorito più che altro gli interessi dei più grandi inquinatori del mondo, invece di rispondere alle esigenze della gran parte della popolazione mondiale. Le ONG denunciano che l’influenza indebita delle lobby abbia favorito soluzioni di mercato rispetto a una regolamentazione diretta sulle imprese, con risultati pesanti sull’applicazione di strategie climatiche alla finanza, l’agricoltura e la tecnologia.
Il 2018 rappresenta una scadenza importante per i paesi membri della Convenzione quadro ONU per i cambiamenti climatici: entro il prossimo anno dovrebbero finalizzare il manuale di attuazione dell’accordo di Parigi. Il documento dovrà stabilire come verrà monitorata e implementata la conformità agli impegni, e come i paesi in via di sviluppo riceveranno finanziamenti e sostegno. La partita è cruciale, e il settore privato non intende rimanere fuori dalla porta. L’obiettivo è contribuire a scrivere le regole del gioco, per non dover subire le politiche climatiche dei prossimi 12 anni. Ma la società civile chiede che venga prima stabilita una policy dell’UNFCCC per il conflitto di interessi. Il loro appello è accorato: ora o mai più.