Fondi pensione, trust e fondazioni hanno chiesto a 9 grandi imprese di abbandonare le associazioni lobbistiche che remano contro le politiche sul clima
(Rinnovabili.it) – Lasciate i gruppi di pressione se volete i nostri soldi. È l’invito rivolto da 25 investitori istituzionali di tutto il mondo a 9 compagnie energetiche e minerarie che, con le loro attività di lobby, incentivano politiche regressive sul clima.
Il gruppo dei 25 si compone di fondi pensione, trust e fondazioni provenienti da tre continenti, con un capitale di 61 miliardi di euro. La lettera è indirizzata a BHP Billiton, BP, EDF, Glencore, Johnson Matthey, Proctor & Gamble, Rio Tinto, Statoil e Total. Tutte compagnie che fanno parte di associazioni lobbistiche piuttosto invadenti.
Dietro il paravento di queste strutture, infatti, le aziende si sentono legittimate a lanciare messaggi molto diversi, perfino opposti rispetto alle dichiarazioni che pubblicamente rilasciano. Da una parte spendono parole di miele sulla necessità di agire contro il cambiamento climatico, ma ad entrare nelle segrete stanze della Commissione europea sono gli emissari delle associazioni come BusinessEurope, la Confindustria europea. Si tratta di lobbisti navigati, il cui mestiere è fare continue pressioni per depotenziare la legislazione comunitaria meno favorevole. Basti vedere come è finita con il Pacchetto Clima-Energia 2030 e la riforma del mercato del carbonio.
La lettera degli investitori internazionali è un tentativo di «incoraggiare le imprese a ritirarsi da associazioni che hanno esercitato pressioni in modi che paiono in contrasto con le dichiarazioni delle stesse società in merito alle azioni per il clima». L’iniziativa è organizzata da ShareAction, un movimento per l’investimento responsabile basato nel Regno Unito che di recente ha coordinato anche le risoluzioni degli azionisti di BP e Shell, con le quali si chiedeva alle società di rivelare i rischi aziendali legati al climate change.
Gli attivisti hanno accolto con favore l’iniziativa di ShareAction. Wendel Trio, direttore di Climate Action Network Europe, ha sottolineato come sia « chiaro da tempo che BusinessEurope non rappresenti gli interessi della comunità imprenditoriale. I suoi sforzi di annacquare le politiche climatiche ignorano il desiderio di molti, all’interno della business community, di affrontare questa sfida».