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Lobby del carbone negli uffici, imbarazzo in Commissione UE

Le notizie della presenza di esponenti dell’industria del carbone nei gruppi tecnici che scrivono la direttiva sull’inquinamento obbligano Bruxelles a intervenire

Lobby del carbone negli uffici imbarazzo in Commissione UE-

 

(Rinnovabili.it) – «Cari Stati membri, sarebbe meglio se non tentaste più di piazzare esperti legati alle aziende del carbone nei panel che contribuiscono a scrivere la direttiva europea sulle emissioni industriali. Abbiamo appena fatto una pessima figura». Di certo meno romanzata, ma dal contenuto non troppo dissimile, è la lettera inviata il 20 maggio da Karl Falkenberg, capo del DG Environment (Direzione Generale Ambiente) della Comissione Europea, ai 28 governi nazionali.

 

La missiva, vista dal Guardian, segue lo scandalo uscito dal vaso di Pandora scoperchiato da Greenpeace all’inizio di marzo: l’associazione ambientalista è riuscita a scoprire che oltre metà dei 352 membri del gruppo di lavoro europeo impegnato nella redazione delle normative quadro per il controllo dell’inquinamento atmosferico, provenivano da aziende che avrebbero dovuto “subire” tale regolamentazione, o da gruppi di pressione che le rappresentavano. Quando le lobby siedono gomito a gomito con i tecnici della Commissione che scrivono i testi legali, il problema di credibilità delle istituzioni europee – già ai minimi termini – diventa insopportabile. Anche perché a causa di queste infiltrazioni, nota Greenpeace, i limiti alle emissioni sono stati al momento abbassati al punto da consentire alle centrali a carbone di inquinare più di quelle cinesi (leggi anche: Le lobby del carbone scrivono la direttiva sulle emissioni industriali).

 

Lobby del carbone negli uffici imbarazzo in Commissione UE

 

Falkenberg ha detto che le linee di divisione fra esperti dell’industria, delegati nazionali e ONG devono essere rigorosamente rispettate nei Technical Working Groups (gruppi tecnici di lavoro – TWG) che negoziano le norme sulle emissioni.

«Anche se nulla esclude che le industrie interessate o le ONG possano aiutare i rappresentanti degli Stati membri nello scambio di informazioni – ha scritto il capo del DG Envi – deve essere chiaro che durante tutti gli incontri e i procedimenti del TWG, sia un rappresentante dello Stato membro a presentare il punto di vista della sua autorità nazionale».

Le richieste di Falkenberg potrebbero non avere sufficiente seguito, perché non introducono correzioni nel sistema di advisory della Commissione: fino a che i lobbisti non verranno messi alla porta, il rischio di vedere un testo finale – previsto per il 2016 – che permette agli impianti a carbone di inquinare l’aria più dei loro cugini pechinesi, resta concreto.