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La lobby del carbone ricatta il governo tedesco

Salta il taglio delle emissioni per gli impianti a carbone di almeno 22 milioni di tonnellate di CO2. Sostituito con una riduzione minore grazie alle lobby

La lobby del carbone ricatta il governo tedesco

 

(Rinnovabili.it) – Anche la “grande Germania” china la testa alla lobby del carbone. Il piano per la riduzione delle emissioni di CO2 da qui al 2020, che dovrebbe applicarsi alle centrali elettriche che utilizzano questo combustibile, è stato annacquato. Ne è sicura la Reuters, che ha potuto vedere in anteprima un documento del ministero dell’Economia tedesco.

Migliaia di lavoratori impiegati nel settore del carbone hanno manifestato a Berlino il mese scorso, per protestare contro i piani dell’esecutivo di mettere una tassa sulle centrali più vecchie e più inquinanti. I sindacati hanno detto che potrebbe mettere a rischio 100 mila posti di lavoro, paventando l’ormai noto ricatto tra lavoro e salute. Il prelievo intendeva costringere gli operatori a tagliare le loro emissioni, così da impedire che la Germania manchi l’obiettivo di ridurre i gas serra del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990.

 

Il governo ha investito molto in politiche e comunicazione per apparire la guida d’Europa nel settore delle energie pulite e della transizione verso una società low carbon, ma non ha fatto i conti con le lobby della dirty energy, che ha già messo i bastoni tra le ruote della politica europea.

In Germania, RWE, il più grande produttore di energia del Paese, ha ricattato l’esecutivo, facendo intendere che il provvedimento avrebbe portato alla chiusura immediata delle centrali a lignite. Dietro la minaccia di trovarsi contro migliaia di lavoratori, Merkel e compagni hanno alzato le mani.

 

Nel tentativo di disinnescare la situazione, il ministero dell’Economia ha ora intenzione di imporre ai gestori degli impianti un piano di riduzione delle emissioni di 16 milioni di tonnellate entro il 2020. L’obiettivo precedente chiedeva almeno 22 milioni di tonnellate.

Secondo l’idea originale, inoltre, le centrali di età superiore ai 20 anni avrebbero dovuto pagare una sanzione per la CO2 emessa oltre il limite di sette milioni di tonnellate per gigawatt di potenza installata. La nuova proposta ha innalzato il tetto di CO2 che i vecchi impianti devono rispettare.