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Dagli USA la membrana cattura CO2 ispirata alla biologia cellulare

Questa nuova membrana cattura il 90 per cento dell’anidride carbonica presente nei fumi degli impianti ad un costo relativamente basso di $40 per tonnellata

membrana cattura CO2

La nuova membrana cattura CO2 del Sandia compie il salto tecnologico verso il mercato

(Rinnovabili.it) – Si ispira direttamente all’ingegneria di Madre Natura la nuova membrana cattura CO2 brevettata da Sandia National Laboratories insieme all’University of New Mexico. Il lavoro, pubblicato in questi giorni su Nature Communications, rispolvera le indefesse ambizioni del CCS – letteralmente Carbon Capture and Storage – la tecnologia con cui l’industria fossile spera d’allungare la vita alle centrali termoelettriche senza venir meno all’impegno di ridurre i gas serra.

Nonostante i progressi raggiunti in questi anni, il CCS è ancora lontano dalla convenienza commerciale. “Ad oggi le tecniche per eliminare il biossido di carbonio dal fumo sono state estremamente costose e hanno utilizzato le spesse e solide membrane polimeriche attualmente disponibili,” spiega Jeff Brinker, ricercatore al Sandia nonché autore principale dello studio. Al contrario, la nuova membrana cattura CO2, messa a punto da Brinker e colleghi, fa dell’economicità il suo punto forte.

 

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Il dispositivo non è un semplice filtro: nella sua struttura incorpora l‘anidrasi carbonica, un enzima presente nei globuli rossi e nelle cellule vegetali, il cui compito è quello di catalizzare la reazione tra biossido di carbonio e acqua. In questo caso è impiegato per rendere più veloce la rimozione dell’anidride carbonica dai fumi di combustione.

Il sistema è stato ribattezzato con il nome di “Memzyme” (dall’unione delle parole “membrane” ed “enzyme”) ed è composto da migliaia di nano pori con sezioni di diametro differente che presentano una superficie idrofila intrisa di enzima (quella a diretto contatto con i fumi esausti) e una idrofobica attraverso viene espulso il gas CO2 purificato, che verrà poi stoccato.

 

“Il nostro metodo – continua Brinker – è economico e segue le indicazioni della Natura nell’uso di membrane a base di acqua spesse solo 18 nanometri che incorporano enzimi naturali per catturare il 90 per cento dell’anidride carbonica. Si tratta di un miglioramento di quasi il 70 per cento rispetto agli attuali metodi commerciali, ed è fatto a una frazione del costo”.

La nuova membrana cattura CO2 bioispirata rientra negli standard del Dipartimento dell’Energia grazie alla capacità di sequestrare il 90 per cento dell’anidride carbonica prodotta dall’impianto, ad un costo relativamente basso di 40 dollari per tonnellata.