L’Istituto di Ricerche Ambiente Italia ha presentato stamane in Parlamento, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il rapporto “Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi”. Commissionato, tra gli altri, dal comparto del riciclo degli imballaggi composto da Cial, CNA, Comieco, Corepla, Rilegno e da CONAI, il documento fotografa la filiera italiana del riciclo, aperta ai mercati internazionali e in ascesa nonostante la crisi economia abbia fatto scendere i consumi, danneggiando numerosi settori industriali.
“L’Italia è leader in Europa – ha dichiarato Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel corso della presentazione dello studio “Riciclo ecoefficiente” – seconda solo alla Germania, nell’industria del riciclo, componente fondamentale dello sviluppo della green economy. La strada da percorrere è ancora lunga, dobbiamo ulteriormente rafforzare le leve per valorizzare il potenziale di recupero di materia e di energia, connesso al ciclo dei rifiuti, perché fa bene alla nostra economia e all’ambiente. Strumenti come il “Green Procurement” o la fiscalità verde possono sostenere quei materiali che non riescono ancora a trovare un mercato nel sistema industriale a valle del riciclo. I consorzi hanno raggiunto preziosi risultati perché hanno saputo traghettare la gestione dei rifiuti da servizio pubblico a ciclo industriale. Ora è necessario fare passi in avanti per creare competizione nella gestione efficiente dei rifiuti e, in questa prospettiva, vanno create le condizioni per una concorrenza leale tra operatori diversi nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani e speciali”.
I TASSI DI RECUPERO In tutti i settori si è quindi registrato un aumento del tasso di recupero. Sale il riciclo e quindi scende il consumo di materia prima: la produzione di alluminio primario tra il 2008 e il 2010 si è ridotta del 30%, mentre la raccolta differenziata e il riciclo degli imballaggi in alluminio sono cresciuti del 20%, raggiungendo nel 2010 il tasso record di riciclo del 72,4% rispetto a quanto è stato immesso sul mercato.
Per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica stessi successi: nel 2009-2010 si è registrato un aumento del volume dei prodotti che hanno alimentato la catena del riciclo.
Per la carta, invece, la flessione della produzione ha portato ad una riduzione del consumo delle materie seconde e nonostante la crescita il settore del riciclo non è stato in grado di assorbire l’aumento della raccolta, che è stata quindi presa in gestione dal settore internazionale, in special modo dalla Cina.
Il settore del legno e dell’arredamento registra da sempre alti tassi di riciclo. Il tasso di raccolta, ad esempio, degli imballaggi in legno, è stato pari, nel 2010 al 62,8%, il valore più elevato finora registrato.
IL RUOLO DELL’ITALIA il Belpaese, secondo in Europa solo alla Germania, recupera 33 milioni di tonnellate di materie seconde, senza contare inerti e frazione organica. Un successo, quindi, che garantisce risparmio energetico e di materie prime molto prezioso, che limita le emissioni di inquinanti e il consumo di acqua, elettricità ed energia. Secondo lo studio, il riciclo in Italia ha permesso di evitare emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate nel solo 2010, quantitativo che rappresenta circa il 10% del totale delle emissioni di cui è responsabile il nostro Paese in un anno.
LE MATERIE PRIME SECONDE Oltre al recupero e al riciclo in patria contribuiscono all’efficienza del paese anche i nuemri delle materie pseconde esportate. Sì, perché il trasporto verso altre nazioni influisce in minima parte rispetto al guadagno ambientale ottenuto. Ma all’interno delle esportazioni sono sensibili le differenze: materie plastiche, carta, rottami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale.