(Rinnovabili.it) – Da un lato la foresta di mangrovie più vasta al mondo, un delicato ecosistema dove la biodiversità è già a rischio ed è riconosciuto “Patrimonio dell’umanità” fin dal 1967. Dall’altra il progetto di una nuova, gigantesca centrale a carbone da 1.320 MW. Siamo nell’immenso delta del Gange, a cavallo tra Bangladesh e lo stato indiano del Bengala Occidentale. Per questa via d’acqua potrebbero passare milioni di tonnellate di carbone, poi bruciate e rilasciate in atmosfera a 14 km dalla foresta e a 4 km appena dalla zona tampone: l’inquinamento potrebbe avere effetti devastanti.
Contro questa eventualità si è mossa la piattaforma ambientalista 350.org, che ha presentato ieri all’UNESCO una petizione firmata da 50mila cittadini di tutto il mondo e supportata anche da Friends of the Earth, EarthJustice, Rainforest Action Network, Sierra Club e Waterkeeper Alliance. Il comitato del Patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO si riunirà la prossima settimana a Istanbul, sul tavolo si troverà le richieste degli ambientalisti.
Il rischio di deturpare definitivamente la foresta di mangrovie è altissimo. “La centrale a carbone di Rampal – si legge nell’appello di 350.org – implicherà il passaggio di milioni di t di carbone attraverso delle vie d’acqua strette, accelerando l’erosione di una delle maggiori barriere naturali contro i cicloni, senza parlare della minaccia di altri tipi di inquinamento”. Che colpirebbe ben 4 milioni di persone che vivono nell’area.
L’impianto scaricherebbe in acqua 120mila m3 d’acqua al giorno dopo averla usata per il raffreddamento. Questo minaccia di stravolgere l’equilibrio dell’ecosistema da cui le mangrovie dipendono. Nel conto vanno poi aggiunti gli effetti dell’inquinamento atmosferico: la centrale consumerà a regime 5 mln di t di carbone l’anno, la fonte fossile più pericolosa per il clima.
La foresta di mangrovie è parte del parco nazionale Sundarbans e si estende per 10mila kmq. È necessaria per proteggere il paese dagli effetti degli tsumani e dei frequentissimi cicloni, oltre ad ospitare specie animali a grave rischio estinzione come la tigre del Bengala. Lo scorso marzo una nave carica di carbone ha fatto naufragio mettendo a rischio alcune rare specie di delfini, l’anno precedente una marea nera aveva devastato il delta. Si stima che la foresta si sia ridotta della metà negli ultimi 50 anni.